ANNA GIORGI
Cronaca

La strage di Paderno Dugnano: 20 anni a Riccardo Chiarioni per aver ucciso a coltellate genitori e fratellino. Negato dal giudice il vizio di mente, la rabbia dell’avvocato

Il difensore Amedeo Rizza: “Sentenza inaccettabile, faremo ricorso”. I nonni sono sempre rimasti accanto al ragazzo oggi diciottenne. “Quando è uscito dall’aula e li ha visti, è crollato”

Una foto tratta da Instagram della famiglia, in un momento felice durante una vacanza

Una foto tratta da Instagram della famiglia, in un momento felice durante una vacanza

Milano, 27 giugno 2025 – “Vent’anni, il massimo della pena, in abbreviato, a Riccardo Chiarioni che, nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre del 2024, quando aveva ancora 17 anni, in una villetta a Paderno Dugnano, hinterland Milanese, sterminò la famiglia, uccidendo con 108 coltellate padre, madre e fratello di 12 anni.   

L’arrivo di Riccardo Chiarioni al Tribunale per i Minorenni per la sentenza
L’arrivo di Riccardo Chiarioni al Tribunale per i Minorenni per la sentenza

Il verdetto dopo 10 ore  

Il verdetto del Tribunale dei Minori, il giudice per le udienze preliminari è Paola Ghezzi, è arrivato dopo quasi dieci ore di camera di consiglio. Non è stato riconosciuto il vizio parziale di mente del ragazzo, nel frattempo divenuto maggiorenne, nonostante fosse stato accertato da una perizia psichiatrica. Sono state riconosciute le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate, tra cui la premeditazione. Per i pm, invece, che avevano chiesto 20 anni, le aggravanti, compresa la premeditazione, dovevano prevalere sul vizio parziale di mente e sulle attenuanti.   

Una foto tratta da Instagram della famiglia, in un momento felice durante una vacanza
Una foto tratta da Instagram della famiglia, in un momento felice durante una vacanza

La perizia 

La perizia di Franco Martelli, specialista in psichiatria e in criminologia clinica, in incidente probatorio, stabilì che Chiarioni era “parzialmente incapace di intendere e di volere” quando sterminò la famiglia. Una strage avvenuta poche ore dopo la festa per i 51 anni del papà, durante la quale nessuno si accorse di alcuna stranezza nel comportamento del minorenne. L’esito della perizia che certificò la parziale incapacità di intendere e volere del ragazzo era stato poi confermato davanti alla gip Laura Margherita Pietrasanta.    

L’avvocato difensore di Riccardo Chiarioni Amedeo Rizza
L’avvocato difensore di Riccardo Chiarioni Amedeo Rizza

"Una vita tra la realtà e la fantasia” 

Con la necessità evidenziata “di cure specifiche”. L’allora 17enne, stando a quanto era risultato dall’accertamento psichiatrico, “viveva tra realtà e fantasia, voleva rifugiarsi in un mondo fantastico, che lui chiamava della immortalità” e, per raggiungerlo, era convinto “di doversi liberare di tutti gli affetti”. Così avrebbe messo fine alla vita di chi - nella sua mente - avrebbe posto un freno a questa libertà: i suoi genitori, il suo fratellino. Una strage dettata da un disagio personale, non riconosciuto, dall’incapacità di sentirsi parte del mondo, dalla voglia di andare lontano e “cancellare tutta la mia vita di prima”, disse il 17enne ai periti.   

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Le ragioni della difesa 

Anche la difesa, avvocato Amedeo Rizza, aveva nominato un consulente, lo psichiatra Marco Mollica, che aveva concluso per un disturbo psichico con vizio totale di mente. I giudici minorili hanno, quindi, stabilito la condanna partendo dal massimo della pena possibile in un processo minorile, 30 anni, scontata di un terzo per la scelta del rito abbreviato. Sentenza “inaccettabile” per il legale di Chiarioni che annuncia già il ricorso.   

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"Verdetto durissimo” 

“È stata una sentenza durissima che non posso accettare e che impugnerò. La gravità del fatto non è in discussione, ma non credo si possa arrivare a dare vent’anni, il massimo della pena, con il riconoscimento di due attenuanti generiche senza il riconoscimento del vizio di mente parziale accertato anche dai periti del giudice”, dice Amedeo Rizza. E ancora: “Quando è uscito dall’aula e ha visto i parenti, il mio assistito è crollato”. Gli altri familiari, tra cui i nonni, sono sempre rimasti vicini al ragazzo.