
Denunciato per trattamento illecito di dati, diffamazione e accesso abusivo. Sotto sequestro pc e cellulare: nel mirino almeno 25 ragazze (una minore). La prima segnalazione, le “indagini” tra i conoscenti e il contatto in comune.
e Nicola Palma
Il fenomeno è sempre lo stesso, esploso nelle scorse settimane con la chiusura della piattaforma web phica.eu e di altri siti sessisti: foto rubate a chi le ha postate on line e ripubblicate altrove in contesti completamente fuori controllo. Nel caso che vi stiamo per raccontare, gli scatti finivano sullo stesso sito pornografico, in particolare in una sezione dedicata al pubblico italiano.
A prelevarle virtualmente senza alcuna autorizzazione da ben 25 profili Instagram legati ad altrettante ragazze poco più che ventenni (una era minorenne all’epoca dei fatti), tutte residenti nell’hinterland milanese, è stato secondo le indagini un ventiduenne residente a Peschiera Borromeo, che nei giorni scorsi è stato perquisito dai carabinieri della Compagnia di San Donato su mandato del pm Antonio Cristillo. Il ragazzo è accusato di trattamento illecito di dati personali, accesso abusivo a sistema informatico e diffamazione aggravata dal mezzo di pubblicità per fatti avvenuti nel corso del 2024. Stando a quanto risulta, l’indagine è nata dalle querele presentate "da un gruppo di giovani done, in gran parte coetanee, le quali hanno denunciato la pubblicazione non autorizzate di proprie fotografie personali su un sito pornografico".
Le immagini, si legge ancora negli atti, "in origine tratte dai loro profili Instagram, per la maggior parte impostati in modalità privata, venivano sottratte senza consenso e collocate in un contesto estraneo e degradante, in alcuni casi abbinate a video sessualmente espliciti, così determinando una grave lesione della riservatezza e della dignità delle persone offese". Così decine di istantanee di vacanze, feste e ricorrenze sono finite in pasto agli utenti della piattaforma porno. Fin quando qualcuno ne ha segnalato la presenza ad alcune delle studentesse, che a quel punto hanno iniziato a scandagliare i contatti su Instagram per stanare chi avesse approfittato della loro "amicizia" per violarne l’intimità. "Dalla comparazione dei profili social e dall’analisi dei follower comuni – riassume il pm –, le vittime hanno individuato quale possibile autore delle condotte" il ventiduenne, "loro conoscente e coetaneo, contatto comune dei loro account social. Gli accertamenti preliminari, condotti dalla polizia giudiziaria, hanno confermato la riconducibilità delle attività di caricamento all’indagato, il quale avrebbe agito mediante reiterati accessi ai suddetti profili, diffondendo poi il materiale su piattaforme accessibili a un pubblico indeterminato". Da qui la necessità di approfondire ulteriomente le verifiche con una perquisizione domiciliare: i militari hanno sequestrato pc e cellulare, che ora verranno passati al setaccio dagli specialisti della Squadra reati informatici della Procura.
Per gli inquirenti, le condotte attribuite al ventiduenne "hanno avuto un significativo impatto sulla vita quotidiana delle vittime" e hanno "un’offensività permanente". Non basta: si tratta di "condotte articolate, che hanno coinvolto più vittime e caratterizzate da un certo grado di insidiosità, in quanto il reo sfruttava i contatti con le vittime e le sue capacità informatiche per agire indisturbato e mantenere l’anonimato". Infine, "la condotta risulta aggravata dall’utilizzo di piattaforme informatiche e dal fatto che il materiale è stato sottratto da profili privati, il che fa presumere la sussistenza presso l’indagato di ulteriori file, dispositivi, account di posta o social utilizzati per la commissione dei reati".