
I 55 candidati all’Ordine, le due liste rivali, gli outsider e il nodo urbanistica. Niente quorum, verso il terzo turno. "Ci aspettavamo più partecipazione".
C’è un aspetto che mette d’accordo gli sfidanti alle elezioni, particolarmente accese anche sui social, per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine degli architetti di Milano. È l’appello ad andare alle urne, perché finora ha votato circa il 13% degli aventi diritto, con dati più o meno in linea con la tornata di quattro anni fa quando però le indagini che hanno terremotato l’urbanistica milanese erano ancora di là da venire. Segno che quanto è accaduto, con tutti i risvolti non solo giudiziari sulla professione, sul rapporto architetti-costruttori-uffici comunali, sul lavoro quotidiano dei progettisti, il dibattito sulle norme e sul disegno della città, non ha “scaldato il cuore“ di chi è chiamato a scegliere i nuovi consiglieri dell’Ordine fra i 55 candidati (30 riuniti in due liste e gli altri outsider), optando fra continuità o cambiamento. Sono 13.335 gli aventi diritto al voto: al primo turno hanno votato circa 1200 architetti, trasformando in un miraggio il quorum dei 4.445 votanti. Quorum più basso (2.667 votanti) nella seconda tornata in corso in questi giorni, ma visti i dati sull’affluenza (finora hanno votato in 1832) il traguardo è lontano. Si arriverà quasi certamente alla terza tornata, senza quorum, con voto online fino al primo ottobre: chi prende più preferenze passa.
"Data la fase che stiamo vivendo mi sarei aspettata più partecipazione", spiega Francesca Claudia Scotti, attuale consigliera e tesoriera dell’Ordine che punta con la lista Oamiè a subentrare a Federico Aldini, presidente uscente non più ricandidabile perché ha già svolto due mandati. Una lista che vede, tra i candidati, anche Maurizio Cabras, direttore del Dipartimento Urbanistica di Anci Lombardia, l’associazione dei Comuni. Nella lista cinque consiglieri uscenti "portatori di memoria storica" e 10 volti nuovi "che portano idee, entusiasmo e nuova energia". "In situazioni delicate come queste – si presenta Scotti – la prima virtù è la lucidità: comprendere a fondo i fatti, senza giudizi affrettati. Ciò non toglie che sia ormai evidente l’urgenza di un profondo rinnovamento". Sull’urbanistica, Scotti chiede "norme chiare a livello nazionale", mette a disposizione le competenze dell’Ordine in una fase delicata per i professionisti milanesi, tra “paura della firma“, architetti noti o meno noti indagati per i presunti abusi edilizi e in alcuni casi già sotto processo, il blocco dei progetti negli uffici comunali e il nodo della Commissione per il paesaggio. La sfida Jacopo Muzio, coordinatore della lista Architetti Metropolitani che nella scorsa consigliatura esprimeva “l’oppositore“ Emilio Battisti, morto il 24 novembre 2024, tra i protagonisti del dibattito sull’urbanistica milanese. "La scarsa affluenza dimostra che nonostante quanto è accaduto il nostro mondo è rimasto in una “bolla“ – spiega Muzio – e non si è rotta quella barriera che frena la partecipazione. In un momento come questo – prosegue – mi sarei aspettato un maggiore interesse, anche per il bene di Milano perché l’Ordine può essere una voce autorevole in un momento in cui si discute di operazioni come quella legata a San Siro". Muzio si descrive come un "rappresentante dei Puffi, di quegli architetti che lavorano su una scala minuta ma che disegnano la città". Un programma che propone, tra le altre idee, la "creazione di un tavolo permanente con i Comuni per incrementare la trasparenza e ridurre i tempi delle pratiche, un gruppo di lavoro con la soprintendenza, pacchetti di agevolazioni per i giovani".