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Bollate: detenuta evasa dal carcere. L’ha costretta il compagno?

Ansia per la sorte di Brenda Paolicelli: ammessa ai servizi esterni, non è rientrata nell’istituto. È vicina alla fine della pena e non avrebbe avuto motivi per sparire. Scomparso anche l’uomo che ha una relazione con lei, considerato persona violenta

Il carcere di Bollate (Archivio)

Il carcere di Bollate (Archivio)

Bollate, 31 maggio 2025 – Un’evasione “anomala”. La protagonista, infatti, è ammessa ai servizi esterni, pareva sulla strada di un reinserimento e, in più, era anche vicina alla fine della pena, prevista nel 2028. Il giorno che non ha fatto rientro non beneficiava dell'articolo 21 per il lavoro esterno ma era in licenza per fare visita ai familiari

C’è, però, il sospetto che Brenda Paolicelli, 55enne nata a Torino, condannata per rapina a mano armata e furto, possa essere stata costretta a “saltare” il rientro nel carcere di Bollate. A farlo potrebbe essere stato il compagno, in prova ai Servizi sociali, anche lui sparito nel giorno della presunta fuga di Brenda. L’uomo è considerato una persona violenta.

L’allarme

Ad accendere i riflettori sulla vicenda è Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria. "Siamo fortemente preoccupati per le sorti di Brenda Paolicelli, la detenuta del carcere di Milano Bollate ammessa ai servizi esterni, che non è più rientrata in istituto e di cui da giorni si sono perse le tracce”, queste le dichiarazioni di Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria.

"Da quanto abbiamo appreso - spiega il sindacalista - il compagno di Paolicelli, in prova ai servizi sociali, anche lui nello stesso giorno in fuga, è considerato un uomo violento e la donna in più occasioni sarebbe rientrata dal permesso nel carcere con evidenti lividi sul corpo. Tra l'altro la Paolicelli è vicina alla fine pena e non avrebbe motivo di darsi alla fuga, se non costretta. Il silenzio che è calato sulla vicenda fa accrescere i nostri timori".

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Per Milano-Bollate, prosegue Di Giacomo, “siamo alla terza evasione in pochi mesi dopo il clamoroso caso di Emanuele De Maria e a dicembre 2024 quella di un detenuto romeno lavorante all'esterno. È il momento di riflettere sull'utilizzo, in questi casi decisamente 'disinvolto', dell'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario che concede il permesso ad uscire dal carcere".

Emanuele De Maria, kefiah in testa, acquista un biglietto per le Terrazze del Duomo e sale (frame video)
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Profilo criminale di peso

La donna, secondo gli agenti penitenziari del Sappe, avrebbe "un profilo criminale di spessore per vari reati tra i quali rapina a mano armata, furto aggravato e violazione della legge sulle armi". Il suo fine pena è previsto per gennaio 2028 e il giorno che non ha fatto rientro non beneficiava dell'articolo 21 per il lavoro esterno ma era in licenza per fare visita ai familiari.

Il contributo

Al di là del dibattito “politico” resta sul piatto la preoccupazione per la sorte di Brenda Paolicelli. Che, qualche anno fa, quando era ancora detenuta a San Vittore, aveva partecipato a un seminario sul rischio.

Di quella esperienza – era il 2017 – resta traccia in “Facce e maschere”, il magazine realizzato dai detenuti. “Mi interessava sapere che cosa pensano gli uomini sul rischio e cosa pensano di poter rischiare nella vita – si leggeva nella sua testimonianza – Io ho rischiato a venire in Italia, ho fatto tante cose “a rischio” nella mia vita e per questo ero interessata al gruppo”.