MASSIMILIANO SAGGESE
Cronaca

A Zibido la crisi Zaf, fumata nera. Secco "no" dell’azienda: si chiude

Primo incontro fra le parti, respinta la richiesta di rinvio del Ministero. In 50 a casa, scatta lo sciopero

I lavoriatori della “ Zaf” in sciopero

I lavoriatori della “ Zaf” in sciopero

Mentre i lavoratori della Zaf manifestavano davanti alla sede a Badile lungo l’ex statale dei Giovi, dal primo incontro ministeriale fra le parti arrivava una fumata nera: "Cassa integrazione per cessata attività". L’incontro in videoconferenza Ministero, Regione Lombardia, azienda e sindacato per discutere della procedura di cassa integrazione straordinaria per cessazione d’attività avviata senza preavviso dalla Zaf di Zibido San Giacomo. Alla richiesta di rinvio avanzata dal Ministero e accolta da tutti gli altri soggetti per ricercare soluzioni alternative ai licenziamenti, il gruppo dirigente aziendale ha risposto con un secco no, ribadendo l’intenzione di procedere alla chiusura dell’attività, disinteressandosi del futuro dei 50 lavoratori. "Abbiamo chiesto di avviare un percorso che prevedesse la continuità produttiva, anche con l’ingresso di nuovi soggetti imprenditoriali, operazione per la quale serve un po’ di tempo - spiega Emanuela Morosi della Fiom di Milano -. La risposta dell’azienda è stata cinica. Non solo per anni non hanno investito, ma ora vogliono liberarsi delle lavoratrici e dei lavoratori il più velocemente possibile, negando qualunque possibilità di mantenere in attività l’azienda che, lo ribadiamo, con investimenti mirati potrebbe essere rilanciata.

Alla notizia dell’esito dell’incontro i lavoratori sono scesi immediatamente in sciopero. Nei prossimi giorni valuteremo come proseguire per scongiurare licenziamenti e chiusura dell’azienda". Per Gerardo Carbone della Fim Cisl la situazione è estremamente delicata. "La nostra preoccupazione - commenta la sindaca Sonia Belloli - è che ora i dipendenti sono stati lasciati senza alcuna prospettiva per il futuro. Siamo pronti a concordare azioni mirate, anche promuovendo accordi territoriali, per salvaguardare i livelli occupazionali oggi a rischio".