REDAZIONE MILANO

Ladro ucciso a Milano, il pm: reazione sproporzionata, colpi violenti quando era inerme

Agli atti risultano 36 ferite. La telefonata al 112 del 30enne cinese arrestato assieme allo zio per la morte di Eros Di Ronza: “Gli ho dato un pugno e adesso sta quasi morendo”

Ladro ucciso a Milano, il pm: reazione sproporzionata, colpi violenti quando era inerme

Milano, 18 ottobre 2024 – La Procura di Milano nella richiesta di convalida e custodia in carcere per i due cinesi arrestati per omicidio volontario per aver ucciso a forbiciate Eros Di Ronza scrive che va sottolineata "la sproporzione della reazione e, anzi, l'efferatezza" con cui "viene attinto prima da dietro, quando, con tutto il busto ancora dentro il bar, nemmeno può accorgersi della presenza dei titolari e poi finito quando ormai è inerme a terra, con una serie di colpi inferti con forza, in una sequenza in cui la lontananza della scena rispetto alla telecamera non riesce a mascherarne l'estrema drammaticità". Agli atti risultano 36 ferite.

La telefonata al 112 

"Ho dato un pugno al ladro e adesso sta quasi morendo". Così, come risulta negli atti, Shu Zhou, il 30enne cinese arrestato per omicidio volontario assieme allo zio per aver ucciso Eros Di Ronza ieri, dopo un tentativo di furto nel bar di viale Giovanni da Cermenate, ha descritto cosa era accaduto nella sua telefonata al numero unico di emergenza. "Abbiamo già fermato il ladro, adesso sta male, sta malissimo, fate venire un'ambulanza (...) sta malissimo, esce sangue, l'abbiamo picchiato serve l'ambulanza (...) è entrato dentro voleva rubare i soldi", diceva il 30enne.

Le venti forbiciate

Come risulta dall'imputazione, Di Ronza è stato colpito, con una forbice da 11 centimetri di lama, "al petto, all'addome, alla schiena, ai fianchi, alle gambe ed agli arti superiori", con "circa 20" forbiciate. Trentasei le ferite complessive rilevate dal medico legale. Agli agenti arrivati sul posto Shu ha detto, come si legge, "sono stato io, sono stato io".

La ricostruzione 

Poi, si legge ancora nel primo verbale di testimonianza, ha riferito che, dopo aver sentito suonare l'allarme del bar, era sceso da casa ed era andato là davanti e "improvvisamente veniva aggredito dal soggetto che indossava il casco nero", il presunto "palo". Quest'ultimo, "dopo aver prelevato da terra un secondo casco, lo colpiva al capo", ma lui, stando a quella prima versione, "riusciva a metterlo in fuga mostrandogli le forbici che impugnava". Poi, "notava uscire, dall'apertura ricavata dai malfattori danneggiando la saracinesca, un secondo individuo, pertanto allarmato dalla sua imprevedibile azione, lo colpiva mediante l'utilizzo delle forbici".