Forse pensavano a un colpo facile. Un raid da pochi minuti per racimolare i soldi nella cassa e arraffare qualche pacchetto di gratta e vinci. Del resto, le voci che arrivano da altri quartieri della città sostengono che Eros Di Ronza ci avesse già provato in altre occasioni con le medesime modalità dalle parti di corso Lodi: scooter rubato, cler forzata e via con bottini da poche centinaia di euro. Qualcuno in zona Corvetto dice di averlo riconosciuto nelle immagini registrate dalla telecamera interna del suo locale, indicandolo come la persona che si presentò un giorno di agosto e attirò l’attenzione per gli sguardi insistenti proprio verso gli occhi elettronici per memorizzarne la posizione.
Qualche minuto prima delle 5 di ieri, il trentasettenne che aveva come ultimo domicilio noto uno stabile di via Millelire, pregiudicato per reati contro il patrimonio e più volte segnalato per il possesso di stupefacenti, si è presentato in viale Giovanni da Cermenate con un motorino sparito la notte precedente dalla vicina via Brioschi insieme a un complice. I due sono scesi davanti al bar d’angolo con via privata Vivarini: Di Ronza ha posizionato un cric alla base della saracinesca e ha iniziato a sollevarla per aprirsi un varco.
I forti rumori e l’allarme inserito hanno però compromesso il piano sul nascere, anche se l’uomo è comunque riuscito a infilarsi nell’esercizio commerciale intestato a una cinquantunenne cinese per rubare quello c’era. Nel giro di pochi secondi, però, si sono sollevate le tapparelle di diverse finestre: più di un residente si è affacciato per capire cosa stesse succedendo, sospettando un furto in corso in un locale già svaligiato altre volte (i frequentatori abituali parlano di tre colpi a segno e due tentati) nel recente passato.
Tra loro c’erano pure i componenti dei due nuclei familiari imparentati tra loro che lavorano nel bar: due di loro, il nipote trentenne della titolare Shou Zhou e il marito quarantanovenne Liu Chongbin, hanno deciso di scendere per affrontare gli intrusi: il primo, in particolare, impugnava un paio di forbici. In strada, i parenti della proprietaria si sono subito imbattuti nel “palo”, che però è riuscito in qualche modo ad allontanarsi. Poi se li è trovati davanti Di Ronza, uscito dal bar con un mazzetto di gratta e vinci: il più giovane lo avrebbe subito colpito, ma il trentasettenne avrebbe tentato di scappare.
A quel punto, Zhou e lo zio lo avrebbero bloccato per colpirlo ancora fino a farlo stramazzare al suolo esanime davanti al portone dello stabile al civico 37: una prima ispezione del medico legale ha evidenziato una ventina di fendenti, molti dei quali al petto. È stato lo stesso trentenne ad allertare i soccorsi, anche se i sanitari di Areu non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del ladro.
Subito dopo sono arrivati gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale, guidati dal dirigente Giuseppe Schettino e dalla funzionaria Annalisa Stefani, che hanno preso in consegna i due e li hanno portati in Questura, in attesa di capire come fossero andate davvero le cose: inizialmente, infatti, gli elementi a disposizione potevano far pensare a una legittima difesa da parte dei cinesi dopo aver sorpreso i ladri in azione. Tuttavia, il numero di fendenti, i rilievi delle tute bianche della Scientifica e le immagini registrate dalla telecamera a presidio del bar hanno raccontato un’altra storia. Una storia che per gli investigatori e il pm di turno Maura Ripamonti è ampiamente compatibile con l’arresto per omicidio volontario.
Durante l’interrogatorio, Zhou e Chongbin si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: “Erano in stato di agitazione, sconvolti dall’accaduto – dichiara Eugenio Rogliani, legale che difende i due arrestati insieme al collega Simone Ciro Giordano –, sono due lavoratori non abituati a certi tipi di scenari”. Il complice di Di Ronza, un quarantottenne italiano, è stato rintracciato nel pomeriggio dalla polizia nel suo appartamento di viale Tibaldi e denunciato per tentato furto in concorso.