Narcotizzata e violentata, riconosciuta l'aggravante della droga: condanne fino a 12 anni

Due imputati condannati a 12 anni di carcere, il terzo a otto anni e mezzo. Tensione in aula dopo la sentenza

Droga dello stupro

Droga dello stupro

Milano, 23 luglio 2018 - Marco Coazzotti e Mario Caputo condannati a 12 anni di carcere e Guido Guarnieri condannato a 8 anni e 6 mesi. Si è chiuso così in primo grado il processo a carico dei tre uomini arrestati tra dicembre 2017 e gennaio 2018 perché nell'aprile dello scorso anno avrebbero prima stordito una 22enne con le benziodazepine, la cosiddetta droga dello stupro, versate in un drink e poi l'avrebbero stuprata nell'appartamento di uno dei tre a Bellusco, in provincia di Monza Brianza.

La Corte, presieduta da Elisabetta Canevini, ha anche condannato i tre a pagare una provvisionale di 75mila euro alla ragazza. I danni, invece, verranno quantificati in sede civile. Il Tribunale di Milano ha riconosciuto l'aggravante dell'uso della droga, come chiesto dal pm Gianluca prisco nel corso della requisitoria, al termine dellla quale aveva però chiesto 14 anni di carcere per Marco Coazzotti, 13 anni e mezzo per Mario Caputo e 10 anni e 5 mesi per Guido Guarnieri. I difensori, gli avvocati Debora Piazza, Guido Camera e Eliana Zecca, avevano chiesto invece l'assoluzione, sostenendo fra l'altro che andasse verificata l'attendibilità della ragazza, e hanno subito annunciato ricorso in Appello. 

Il Tribunale di Milano ha anche disposto una serie di misure di sicurezza a pena espiata a carico degli imputati. In particolare, per tutti e tre i giudici della decima penale hanno disposto la misura dell'obbligo della comunicazione alle forze dell'ordine della loro residenza e dei loro spostamenti quando usciranno dal carcere, oltre a prescrizioni negli orari per uscire di casa e al divieto di frequentare luoghi in cui si trovano minori. In più, per Coazzotti e Caputo (per loro è stata riconosciuta la recidiva per altri reati commessi) è stata disposta anche la misura di sicurezza della libertà vigilata per tre anni dopo l'espiazione della pena. Dopo la sentenza, Guarnieri ha urlato "sono innocente, mi avete rovinato la vita" mentre Caputo è scoppiato in lacrime e ci sono stati anche momenti di tensione sia dentro l'aula che nei corridoi dove una donna, tra i familiari degli imputati, ha colpito con una mano la videocamera di un operatore della Rai. Per riportare la situazione alla calma sono dovuti intervenire i carabinieri.

Secondo la ricostruzione dell'accusa, la sera del 13 aprile 2017 i tre sarebbero andati a prendere in auto la 22enne, con cui Coazzotti aveva un appuntamento e poi avrebbero raggiunto insieme un locale di via Crema, nel capoluogo lombardo, dove avrebbero bevuto alcuni drink. Là, secondo il pm, che nella sua requisitoria ha fatto riferimento anche alle immagini riprese quella sera dalle telecamere di sorveglianza del locale, uno dei tre avrebbe versato le benziodiazepine nel bicchiere della ragazza, ignara. I tre avrebbero poi portato la giovane a casa di Caputo, a Bellusco, dove sarebbe avvenuto lo stupro di gruppo. Il pm ha citato anche le parole di Guarnieri e Coazzotti, intercettati nelle loro celle a San Vittore dopo essere stati arrestati nel dicembre 2017, grazie al dna ritrovato sugli indumenti della ragazza. Come spiegato da Prisco, infatti, i due, oltre a fare il nome di Caputo, così commentavano la vicenda: "Cioè tutto questo per una sco... eh!". 

 

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