VALENTINA TARANTINO
Cronaca

Diritto allo studio e carriera alias: "Senza il 46% dei transgender lascia"

La stima dell’Agedo, che denuncia: ancora troppo poche le scuole che la prevedono. In città sono 33. Samuele, apripista all’università: "Se non avessi avuto quest’opportunità gli orali sarebbero stati un inferno".

Da sinistra i presidenti di Agedo Milano Cinzia Valentini, della Commissione Pari opportunità Diana De Marchi e del Municipio 2 Simone Locatelli

Da sinistra i presidenti di Agedo Milano Cinzia Valentini, della Commissione Pari opportunità Diana De Marchi e del Municipio 2 Simone Locatelli

Il diritto allo studio passa anche dalla possibilità di accedere alla “carriera alias”. È un accordo di riservatezza tra lo studente, la famiglia e la scuola che permette alle persone transgender di essere chiamate col nome “di elezione”, corrispondente al genere in cui si riconoscono, diverso da quello di nascita. Non vuol dire assecondare un capriccio: il bullismo in assenza di tutele in quest’ambito causa l’abbandono scolastico del 46% dei giovani trans italiani in base a una stima dell’Agedo (Associazione genitori di omosessuali, ndr), che ieri, insieme a Rete Lenford, ha organizzato un incontro di sensibilizzazione col patrocinio del Comune di Milano.

"La carriera alias garantisce, anzitutto, il diritto all’esistenza delle persone transgender. Da lì derivano tutti gli altri, compreso quello allo studio – spiega Anna Maria Fisichella, vicepresidente di Agedo nazionale e Milano –. La sua importanza cresce se pensiamo alla fascia di età adolescenziale, già di per sé complessa. È una misura che giova all’intera comunità scolastica, perché il suo messaggio, universale e chiaro, è l’uguaglianza di tutti gli studenti. Gli istituti che adottano il regolamento, e con esso una più vasta cultura del rispetto, registrano una sensibile diminuzione degli episodi di intolleranza e discriminazione, a tutti i livelli".

Quanto la possibilità di accedere alla carriera alias incida sulla serenità negli anni di studio lo ha provato sulla sua pelle Samuele Pignanesi, laureando in Giurisprudenza alla Bocconi: "Per me è stata la svolta. Se non avessi avuto questa opportunità, probabilmente mi sarei sentito costretto a sostenere gli esami da non frequentante e gli orali sarebbero stati un inferno. Non mi sarei sentito libero di esprimere me stesso e la mia identità in un ambiente, l’università, che ci forma come individui pensanti, non solo come studenti".

Se, in futuro, altri giovani transgender del suo ateneo potranno accedere alla carriera alias, è anche merito di Samuele: "Quando ho iniziato l’università, sebbene se ne parlasse, il regolamento non c’era ancora. Così, con un po’ di coraggio, ho contattato l’amministrazione per farlo approvare. È stato più semplice di quanto pensassi: dopo un paio di mesi è arrivata la convalida definitiva". Ma i dati dicono che c’è ancora tanto da fare, soprattutto nelle scuole: quelle pubbliche censite da Agedo sono 452, il 5,78% del totale sul suolo italiano, e in Lombardia, dove solo 65 istituti, di cui 33 milanesi, mettono a disposizione la carriera alias.