
Le assegnazioni degli alloggi pubblici sono un tema sensibile della politica lombarda
Milano, 28 maggio 2025 – Alla fine il compromesso si è trovato nel mezzo: in Lombardia sarà possibile chiedere una casa popolare anche nel caso in cui se ne abbia una di proprietà purché questa si trovi ad una distanza di almeno 40 chilometri dal Comune nel quale si fa chiede la casa popolare e purché il reddito Isee resti entro le soglie già previste per l’edilizia pubblica. A sancirlo è la modifica alla legge regionale sulle assegnazioni approvata ieri dal Consiglio regionale, coi voti della maggioranza di centrodestra, nell’ambito della legge di revisione normativa ordinamentale.
Come già riportato, la modifica messa nero su bianco nell’ordinamentale fissava un chilometraggio diverso: 10 chilometri. Questo il valore sul quale si era chiusa, nei mesi scorsi, la mediazione tra il presidente della Regione, Attilio Fontana, l’assessore regionale alla Casa, Paolo Franco, e il gruppo consiliare della Lega, in particolare Alessandro Corbetta (capogruppo) e Silvia Scurati.
Ieri in Aula è però approdato un emendamento di Diego Invernici, consigliere regionale di FdI, che chiedeva di elevare il chilometraggio da 10 a 90. Lega e FdI hanno dovuto cercare un compromesso. E alla fine lo si è trovato a 40. Finora in Lombardia non era possibile candidarsi ad una casa popolare se se ne aveva una di proprietà, ovunque questa si trovasse.

Ora la svolta. ll centrodestra sottolinea di aver messo i lombardi sullo stesso piano degli extracomunitari: per via di una sentenza della Corte d’Appello, questi ultimi, infatti, non sono più tenuti a presentare certificati che attestino che non possiedono immobili in patria. Da qui, per Lega e FdI, la disparità da colmare a “tutela dei lombardi”. Il centrosinistra non ci sta.
“Abbiamo compiuto un passo avanti verso una politica abitativa più giusta, inclusiva e più aderente ai bisogni dei lombardi – rimarca Invernici –. Il criterio dei 10 chilometri risultava troppo penalizzante per chi vive in condizioni di oggettiva precarietà. Benché di proprietà, si tratta spesso di abitazioni isolate, prive di servizi, senza trasporti pubblici o lontane dal luogo di lavoro, di studio o di cura. Non possiamo lasciare ai margini chi è formalmente proprietario di una casa ma non può viverci. Alzare la soglia a 40 chilometri è un compromesso che non stravolge i criteri di equità per i lombardi, li rafforza. Un emendamento di buon senso che permette una valutazione più completa del bisogno abitativo”.
Quindi Corbetta: “Il limite dei 40 chilometri tutela i lombardi e non li discrimina rispetto agli stranieri”. Di tutt’altro avviso Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd: “Un imbroglio, una presa in giro. Chi ha già una casa ha generalmente un Isee troppo alto per accedere agli alloggi Sap, riservati a chi vive in grave disagio economico. E chi ha un mutuo non lo vede conteggiato nell’Isee: quindi potrà comprare casa, affittarla in nero e ottenere un alloggio pubblico. Si finirà per favorire i furbi e allungare ulteriormente i tempi di assegnazione. La destra introduce un criterio pensato per escludere gli stranieri, ma che danneggia tutti”.