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Il palazzo dentro il cortile. Via Fauché: 3 a processo: "Non vale la buona fede"

Rinviati a giudizio il costruttore, il direttore dei lavori e il progettista "Una nuova palazzina di tre piani non può essere ristrutturazione edilizia".

L’ingresso del cantiere all’interno dello stabile di via Fauché 9

L’ingresso del cantiere all’interno dello stabile di via Fauché 9

Per le irregolarità del cantiere al civico 9 di via Fauchè non è sufficiente invocare la “buona fede“: giurisprudenza che ha permesso al Tribunale di rinviare a giudizio Luigi D’Ambrosio, costruttore, il direttore dei lavori e progettista, Marco Colombo, e il costruttore Gaetano Risi. Il triplice rinvio a giudizio rientra nell’inchiesta della Procura sugli abusi edilizi, in questo caso nella realizzazione del “palazzo dentro il cortile“.

Il cantiere era partito nell’ottobre 2022 per realizzare una palazzina di 3 piani, di cui 2 fuori terra, in sostituzione del laboratorio-deposito che avrebbe violato i limiti in altezza “all’interno dei cortili” del Piano di governo del territorio del Comune. Inoltre, la palazzina era stata autorizzata con una scia come “ristrutturazione edilizia” non come “nuova costruzione”, nonostante la palazzina fosse “priva di qualsiasi connessione” con l’edificio preesistente.

Per la presidente della decima sezione penale, Antonella Bertoja, che ha respinto la richiesta della difesa di prosciogliere tutti nell’udienza pre-dibattimentale, “non è invocabile la buona fede dei costruttori dovendo in materia urbanistica ed edilizia gli operatori porre in essere tutte le possibilità per conformare l’azione alle regole che governano la materia".

Per rinviare a giudizio D’Ambrosio, titolare del 50% delle quote della società costruttrice Fauchè 9 srl, che si è dimesso dopo l’indagine da amministratore unico della società, Colombo e Risi, il Tribunale ha citato la recente sentenza della Corte di Cassazione del 14 novembre 2024 sul tema “dell’affidamento incolpevole” in materia di reati urbanistici. "In presenza di abusi edilizi la circostanza che l’intervento edilizio sia assistito da titoli abilitativi e che della vicenda si siano occupati tecnici pubblici e privati non è di per sé risolutivo", ha detto la giudice disponendo il giudizio.

Gli avvocati Wanda e Carlo Mastrojanni hanno bloccato la costruzione della palazzina con un ricorso al Tar Lombardia (accolto) nell’agosto 2024. Per i giudici amministrativi il progetto possiede "caratteristiche strutturali e una funzione che producono un rinnovato carico urbanistico, del tutto diverso dal precedente edificio". E ancora: "nonostante la definizione molto ampia del concetto di ristrutturazione previsto dalla legge italiana, non può che essere considerato come una nuova costruzione".

Nel caso andrebbe quindi autorizzato con permesso di costruire, invece che con la Scia, comportando maggiori obblighi di pianificazione urbanistica e oneri finanziari per il privato. Ci sarà un ricorso dei costruttori al Consiglio di Stato che non è stato ancora fissato, ma immobiliaristi e Comune hanno rinunciato a chiedere la sospensiva del procedimento e quindi la sentenza è attualmente esecutiva.

Quello di via Fauchè è il quarto cantiere di Milano che approda davanti ai giudici dopo le indagini dei pm Petruzzella-Filippini-Clerici-Siciliano sugli abusi edilizi in città. Davanti alla gup Alessandra Di Fazio pende la richiesta di processo per le Park Towers di via Crescenzago 105. Nell’indagine sul palazzo nel cortile di via Fauchè, al contrario di altre aperte dalla Procura negli ultimi due anni, non sono coinvolti i funzionari pubblici di Palazzo Marino e dello Sportello Unico Edilizia.

Anna Giorgi