GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Lo scandalo urbanistica a Milano ferma i cantieri che farebbero bene alla città. L’Sos di Progetto Arca: “In Comune nessuno firma più nulla”

L’appello del presidente di Fondazione Progetto Arca, Alberto Sinigallia, per due interventi bloccati al quartiere Baggio. “Dal Comune non abbiamo avuto né risposte né feedback: nessuno firma più nulla”

Via Capri 11/10, il terreno dove dovrebbe sorgere la palazzina sociale da 20 alloggi

Via Capri 11/10, il terreno dove dovrebbe sorgere la palazzina sociale da 20 alloggi

Milano – Nessuno dei due progetti è al centro di alcuna inchiesta della procura né sembra avere elementi in comune con quelli sui quali stanno indagando i magistrati nell’ambito del filone relativo alla gestione dell’urbanistica milanese. Nessuno dei due ambisce ad aggiornare lo skyline della città che sale. La loro ambizione è un’altra, è dare una casa a chi non ce l’ha: persone senza fissa dimora, anziani e madri indigenti, padri separati. Ben più di “una spolverata di sociale”, in questo caso. Eppure dal Comune non arrivano feedback né notifiche né permessi: niente di niente, tutto fermo da mesi. “È come se negli uffici comunali dell’urbanistica ci fosse uno sciopero bianco: nessuno firma nulla” dice Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca, alla quale fanno capo entrambi i progetti in stallo.

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Alberto Sinigallia

Uno “sciopero bianco” dovuto, con ogni probabilità, all’inchiesta di cui sopra, quella con la quale la procura sta cercando di verificare le procedure seguite dal Comune per autorizzare decine e decine di interventi di rigenerazione urbana che, in alcuni casi, hanno portato a rimpiazzare edifici di pochi piani con palazzi, palazzoni e grattacieli, pure a fronte di oneri di urbanizzazione scontati per i costruttori.

“Già dopo il Covid la macchina comunale era parecchio rallentata – fa sapere uno dei tecnici che sta lavorando con e per Progetto Arca –. Ora questa inchiesta sembra averla ulteriormente incriccata”. “Ma noi – spiega Sinigallia – abbiamo urgenza di avviare i cantieri il prima possibile perché dobbiamo rendere conto alle Fondazioni e agli enti benefici che hanno finanziato i progetti e, giustamente, vogliono avere certezze sulla destinazione delle loro donazioni. Il rischio è di perdere questi fondi, pari a circa un milione di euro. A quel punto potremmo contare solo sui fondi donati dai nostri soci e dovremmo rifare tutti i conti e tutti i piani”. I dettagli, allora.

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Cantieri fermi al quartiere Baggio, Via Scanini 26, Milano, 9 Settembre 2025, Ansa/Andrea Fasani

Entrambi i progetti in stallo sono nel quartiere di Baggio. Al civico 11/10 di via Capri, Fondazione Progetto Arca ha chiesto di costruire una palazzina di 20 appartamenti da destinare “a persone in disagio abitativo” siano esse “madri indigenti, padri separati o senza fissa dimora”. “Per questo progetto – spiega il tecnico – siamo in ballo da tre anni: prima abbiamo dovuto capire insieme ai dirigenti dell’urbanistica come fare domanda, poi, una volta compreso come muoverci, abbiamo presentato la richiesta il 15 ottobre del 2024. Ma ad oggi, dopo undici mesi, non abbiamo ricevuto dagli uffici comunali nessuna notifica, nessun feedback”. Per la precisione, la palazzina con i 20 appartamenti sorgerebbe su un terreno nudo. Ma il Piano di governo del territorio prevede deroghe se, come in questo caso, la nuova costruzione è destinata ad un servizio sociale.

Il secondo cantiere in stallo è poco distante dal primo, in via Scanini 26. In questo caso Fondazione Progetto Arca intende ristrutturare vecchie case di ringhiera, alte quattro piani, per ricavarci 26 appartamenti da riservare, in particolare, ad anziani indigenti. Il piano dei lavori prevede anche la ristrutturazione del tetto e delle facciate. E per potervi provvedere occorre installare dei ponteggi. Ma il permesso di occupazione del suolo pubblico non arriva. “Abbiamo fatto richiesta il 26 maggio, tre mesi e mezzo fa, ma il Comune non ce l’ha ancora concesso” fanno sapere i professionisti che curano le pratiche per Progetto Arca. Palazzo Marino si riserva di rispondere entro 90 giorni: “Un tempo lungo rispetto a quelli di altri Comuni, dove l’attesa è massimo di 60 giorni”. In ogni caso, i 90 giorni sono già passati. Invano. “L’ultimo riscontro è che ci autorizzeranno entro la fine di questa settimana – precisa Sinigallia –. Speriamo, perché la consegna degli alloggi è prevista per dicembre, i tempi sono strettissimi. Anche in questo caso rischiamo di perdere le donazioni”.