Milano, 13 novembre 2024 – Una moltitudine di persone sdraiate ai piedi di Palazzo Marino, con le coperte addosso. A rappresentare tutti coloro che ogni giorno combattono con la povertà, che “ha carattere multidimensionale: influenza le relazioni e le prospettive”.
È tra i messaggi di Fondazione Progetto Arca, che festeggia 30 anni di attività. Era il 15 novembre del 1994 quando la neonata associazione aprì a Milano, in via Ascanio Sforza, il primo centro di accoglienza per 8 persone senza dimora con dipendenze, un luogo protetto che faceva da ponte tra la strada e il percorso riabilitativo.
Nel 2009 è diventata fondazione. “Da allora, l’impegno per e con le persone fragili è cresciuto: ogni giorno offriamo un aiuto concreto a persone senza dimora, famiglie in emergenza economica e abitativa, persone con problemi di dipendenza, migranti in fuga da guerre e povertà. Aiuto concreto significa sostegno alimentare, accoglienza abitativa e assistenza in strada”. In occasione dell’anniversario, ieri, la fondazione ha organizzato un convegno a Palazzo Marino, sede del Comune, dal titolo “30 anni di Progetto Arca. Una storia che cambia le storie”. Intervenuto l’assessore al Welfare Lamberto Bertolè.
I numeri
Punto di partenza, i risultati di una ricerca sulla povertà condotta a livello nazionale. Secondo gli ultimi dati Istat (ottobre 2024), in Italia sono quasi 5,7 milioni le persone in condizione di povertà assoluta, che non possono cioè permettersi le spese essenziali, pari al 9,7% del totale dei residenti.
Al di là dei numeri, essere povero è vedere il cinema come un lusso, aver paura di non poter comprare i regali di Natale per i bambini, evitare gli amici per l’imbarazzo. È quello che hanno raccontato alcuni frequentatori dei market solidali di Progetto Arca. Operatori e volontari osservano ogni giorno le difficoltà.
Di qui è nata la ricerca nazionale, realizzata insieme a Bva Doxa, “Poveri noi! La povertà tra rinunce, aspettative e desideri di cambiamento”, su un campione di 800 frequentatori dei market solidali di Milano, Roma, Napoli, Bari e Ragusa. Il 63% riferisce di non aver fatto nemmeno un giorno di vacanza lontano da casa nell’ultimo anno, il 42% di non essersi potuto concedere tre cene al ristorante, il 46% di non potersi comprare delle scarpe.
Il senso di frustrazione più forte è per i figli: il 49% non li può iscrivere ad attività sportive, il 28% non può acquistare i libri di testo. La povertà è anche sinonimo di isolamento ed esclusione sociale: quasi 6 persone su 10 confessano di evitare occasioni di incontro, anche per l’imbarazzo di condividere la propria situazione. Le famiglie non cercano solo sostegno alimentare ma anche condivisione e supporto emotivo. Resiste il desiderio di una vita migliore: 9 su 10 confidano di poter tornare in pizzeria, dal parrucchiere, al cinema. E il 68% spera di poter comprare un regalo di Natale ai bambini.