MONICA AUTUNNO
Cronaca

Un anno fa l’alluvione, il sindaco di Bellinzago: “Dalle case usciva un fiume d’acqua impressionante. Ho temuto per la città: potrebbe accadere ancora”

Il primo cittadino Michele Avola: “Se fosse stata notte, non so come sarebbe finita. Da quel giorno ho sempre la sensazione che potrei dover correre all’improvviso. Tengo tutto pronto. E non dormo più serenamente come prima. Come tantissimi miei concittadini”

Il sindaco di Bellinzago Michele Avola: “È passato un anno ci sono stati i bandi regionali tante famiglie hanno inoltrato la documentazione Risarcimenti per ora nulla. E non so dire se e che cosa arriverà”

Il sindaco di Bellinzago Michele Avola: “È passato un anno ci sono stati i bandi regionali tante famiglie hanno inoltrato la documentazione Risarcimenti per ora nulla. E non so dire se e che cosa arriverà”

Bellinzago Lombardo (Milano) – Le verifiche tecniche e i sopralluoghi erano partiti già al mattino, con un allerta meteo arancione e una pioggia che ormai da ore era battente e incessante. Duecento millimetri d’acqua, si quantificò poi, in meno di dodici ore. A metà giornata, era il 15 maggio 2024, il disastro, provocato dallo straripare, concomitante, del torrente Trobbia e de Naviglio Martesana. L’epicentro lungo l’asta di Villa Fornaci, a cavallo fra i comuni di Bellinzago Lombardo e Gessate. Il primo fu il centro più colpito: decine di sfollati, fra gli 8 e i 10 milioni di danni ad abitazioni private e strutture pubbliche. A distanza di un anno esatto giaccone e stivali sono lì, all’ingresso dell’ufficio del sindaco Michele Avola. Pronti. “Da quel giorno ho sempre la sensazione che potrei dover correre all’improvviso. Tengo tutto pronto. E non dormo più serenamente come prima. Come tantissimi miei concittadini”.

A quale ora, il 15 maggio, fu emergenza conclamata?

“Era già chiaro dal mattino che buttasse male. Intorno a mezzogiorno ricevetti una chiamata dalla Regione, dove i tecnici monitoravano i dati e i livelli. Alle 14,30 era già tutto sotto. A Villa Fornaci cento andarono sotto di tre metri. Poche abitazioni, aziende e negozi rimasero indenni”.

Il momento peggiore?

“Dalle tre alle cinque di pomeriggio. Eravamo in ginocchio. Erano già in campo vigili del fuoco con i sommozzatori, protezione civile. Con Gessate allestimmo un primo campo base. Poi lo spostammo in palestra, dove per giorni rimase l’unità di crisi. Ospitammo subito una quindicina di persone”.

Un flash che le è rimasto in mente.

“Sempre al 100 di Villa Fornaci. Da quelle case usciva un fiume d’acqua. Una cascata. Impressionante. Non lo dimenticherò mai”.

Ha temuto per la vita dei suoi concittadini?

“Eccome. I volontari bussavano casa per casa, per verificare che qualcuno non fosse rimasto imprigionato. Fosse accaduto di notte chissà. Meglio non pensarci”.

Un anno dopo. I risarcimenti?

“Vi sono stati i bandi regionali, tante famiglie hanno inoltrato la documentazione. Risarcimenti per ora nulla. E non so dire se e che cosa arriverà”.