
Razzante* I primi temporali di fine estate ripropongono l’esigenza di mettere in sicurezza i territori per difenderli dai rischi di...
Razzante*
I primi temporali di fine estate ripropongono l’esigenza di mettere in sicurezza i territori per difenderli dai rischi di disastri naturali. L’Intelligenza Artificiale (IA) sta assumendo un ruolo sempre più cruciale nell’analisi, nella previsione e nella gestione delle catastrofi. L’Italia, infatti, è lo Stato europeo maggiormente esposto a rischi legati a frane, terremoti, grandini e alluvioni. Oltre il 70% del territorio nazionale è soggetto a pericoli di tipo sismico o idrogeologico, un dato che conferma la necessità di sviluppare un controllo più efficace sulla tenuta dei territori. Nei mesi scorsi Cineas, il Consorzio Universitario per l’Ingegneria delle Assicurazioni fondato dal Politecnico di Milano, ha pubblicato il White Paper "Il Rischio delle calamità naturali in Italia: conoscere, stimare, gestire". Secondo il documento, negli ultimi dieci anni i danni economici causati dai disastri naturali nel nostro Paese hanno raggiunto i 33 miliardi di euro. Inoltre, il 94% dei comuni italiani è classificato a rischio frane o alluvioni. In tale contesto, l’IA può contribuire in maniera decisiva al potenziamento dei sistemi di allerta, migliorando le capacità di previsione e di intervento. Queste tecnologie intelligenti permettono di monitorare intere aree urbane, analizzando lo stato degli edifici e delle infrastrutture. Grazie all’integrazione di immagini satellitari ad alta risoluzione, sensori terrestri e open data, è possibile ottenere una mappatura dettagliata del territorio e dei beni da tutelare Tuttavia, l’affidamento all’IA solleva anche interrogativi sulla privacy, sulla sicurezza dei dati e sul rischio di errori algoritmici con possibili gravi conseguenze. Pertanto è fondamentale affrontare le implicazioni etiche legate agli usi dell’Intelligenza Artificiale, garantendo equità e accessibilità alle tecnologie anche nelle aree meno sviluppate.
*Docente
di Diritto dell’informazioneall’Università Cattolica
di Milano