Fidanzati uccisi a Pordenone, in aula la ex di Trifone: da lui chiamate anonime

Processo per la morte di Trifone Ragone, ucciso a colpi di pistola il 17 marzo 2015 insieme alla sua fidanzata, la lodigiana Teresa Costanza, nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone

Trifone Ragone e Teresa Costanza

Trifone Ragone e Teresa Costanza

Lodi, 22 aprile 2017 - «Ci siamo lasciati telefonicamente, io andai da lui per chiarire ma lui non c’era. In seguito ricevetti delle telefonate anonime, sentii che dall’altro lato del telefono c’era una persona che rideva. Riconobbi Trifone». Queste le parole di Lugenzia Pavone, la ragazza pugliese che ha avuto una relazione di sette anni (dal 2006 al 5 agosto 2013) con Trifone Ragone, il militare di Adelfia ucciso a colpi di pistola il 17 marzo 2015 insieme alla sua fidanzata, la lodigiana Teresa Costanza, nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone.

La teste è stata convocata dagli avvocati difensori, ieri, durante la venticinquesima udienza davanti alla Corte d’Assise di Udine del processo a Giosuè Ruotolo, il militare campano di 27 anni, unico imputato per il duplice omicidio. La ragazza in aula ha spiegato anche di come suo padre avesse preso la fine del rapporto con Trifone: «Ha accettato la mia decisione».

Alla giovane non risulta che suo padre abbia mai minacciato Trifone o che gli abbia mandato messaggi. Un paio di mesi dopo la fine della relazione, «scoprii che lui aveva il profilo Luca Bari su Facebook». L’ex di Trifone ha detto di non aver mai avuto a che fare con Teresa, spiegando di aver saputo da amici comuni della nuova relazione di Trifone. «Sapevo che lui voleva aprire un locale alle Canarie», ha aggiunto la ragazza. Dice che non sapeva delle entrate di Trifone, ma la difesa contesta che in interrogatorio aveva detto diversamente. L’avvocato Roberto Rigoni Stern, che difende l’imputato Ruotolo, gli ha ricordato una frase scritta nel profilo di una ragazza ritratta in una foto con Trifone.