Settala (Milano), 4 maggio 2025 – Non era la prima volta che Amina Sailouhi, la 43enne uccisa a coltellate sabato sera a Settala, nel Milanese, veniva aggredita dal marito. Nel novembre 2022, infatti, la donna aveva denunciato il coniuge per le continue violenze. Anche allora erano stati i carabinieri della Compagnia di San Donato Milanese a intervenire nell'appartamento al terzo piano in via Cerca della frazione di Caleppio. Lì nella tarda serata di ieri i militari hanno trovato il corpo senza vita della 43enne. Quando sono entrati nell’appartamento la donna era a terra, esanime, vicino al materasso della camera. Una dozzina le coltellate inferte in varie parti del corpo che non le hanno lasciato scampo.
Le coltellate sotto gli occhi della figlia
La mattanza si consuma intorno alle nove e mezza di sabato sera. Dopo aver cenato, la bambina si trova a essere spettatrice di una scena agghiacciante: il padre Khalid, 50 anni, con un lavoro in un’azienda di condizionatori, prende un coltello e massacra la madre lasciandola per terra, senza vita, in camera da letto. Poi, particolare agghiacciante, si mette a pregare davanti al corpo. La piccola probabilmente rimane impietrita, sotto choc, e solo un paio d'ore dopo, come risulta dagli accertamenti, prende il cellulare per chiedere aiuto. Poi scende dalle scale di corsa per tre piani assieme al padre, semi svestito, che la segue. I militari dell’Arma lo trovano all’ingresso del palazzo e lo portano via. Un arresto quasi in contemporanea, mentre l’uomo ripete: "L'ho ammazzata, l'ho ammazzata...".
Il codice rosso
Da quanto è emerso dopo la denuncia da parte della moglie nel 2022 erano state attivate le procedure previste per il codice rosso, ma nei confronti del 50enne non risulta che fosse stato disposto alcun provvedimento restrittivo.

L’intervento dei servizi sociali
La famiglia era seguita dai servizi sociali del Comune di Settala. A confermarlo è stato il sindaco della città. “La famiglia era sotto osservazione dei servizi sociali del Comune – ha detto Massimo Giordano – che erano allertati da tempo per via di una segnalazione”. "Tutte le "procedure di controllo e assistenza – ha aggiunto – erano state attivate".
La rabbia degli inquilini
Lo choc degli inquilini della palazzina a tre piani dove viveva la famiglia si somma alla rabbia. Per una tragedia che, forse, poteva essere evitata. “Quella povera donna non doveva morire – dice uno dei residenti, Enrico Tomasello –. Tutti sapevano che quell’uomo era pericoloso, ma gli è stato permesso di tornare a vivere con lei”. “Sono violenze che potevano essere evitate – aggiunge un’altra inquilina del palazzo –. Quell’uomo è sempre stato problematico. Mi pare che fosse stato anche allontanato per un periodo. È stato scioccante vedere ieri sera quella bambina camminare per strada, seguita dal padre in mutande, dopo l’omicidio”. La sua pericolosità emerge anche da altre testimonianze. “Si ubriacava spesso – dichiara una vicina connazionale – e quando era fuori di sé cominciava a lanciare sedie e bottiglie dalla finestra fino all'arrivo delle forze dell’ordine". Due estati fa mamma e figlia erano andate in Marocco per un breve periodo, e il cinquantenne era ulteriormente sprofondato nel baratro della follia.

La piccola sotto protezione
L’uomo è stato arrestato con l’accusa di omicidio aggravato ed è stato rinchiuso nel carcere di San Vittore. Il pubblico ministero Antonio Pansa, che la scorsa notte si è recato con gli investigatori nell'abitazione per i primi rilievi e per sentire alcuni testimoni, domani inoltrerà al giudice per le indagini preliminari la richiesta di convalida dell'arresto. Per la piccola è stato subito attivato il protocollo di protezione ed è stata portata al sicuro a casa degli zii materni. L’appartamento è stato posto sotto sequestro.