"Ha visto uccidere Trifone": Teresa, ammazzata perché era nel posto sbagliato

Omicidio di Pordenone, al processo il ricordo dei fratelli della lodigiana

Teresa Costanza 30 anni di Lodi

Teresa Costanza 30 anni di Lodi

Zelo Buon Persico, 21 marzo 2017 - Il sogno di un matrimonio con il suo compagno, il bel rapporto con la famiglia. La lodigiana Teresa Costanza, 30 anni, uccisa con il fidanzato Trifone Ragone, 29 anni, il 17 marzo 2015 a Pordenone, è stata protagonista in aula in tribunale a Udine attraverso le testimonianze dei suoi fratelli Sergio e Calogero. Alla sbarra per l’omicidio dei fidanzati, Giosuè Ruotolo, 27 anni, ex commilitone di Ragone. La ragazza, secondo le ipotesi dell’accusa, sarebbe stata uccisa in quanto testimone oculare del delitto di Ragone, possibile obiettivo primario del responsabile. Sarebbe stata al posto sbagliato nel momento sbagliato.

I due erano stati freddati nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone. Sentiti in aula, il fratello Sergio ha riferito: «Ci sentivamo spesso con messaggi e telefonate. L’ultima volta ho visto Teresa e Trifone alla mia laurea. Mia sorella era splendida come sempre, aveva la capacità di cambiarti la giornata. È stata una perdita pesante». Calogero, il fratello maggiore, ha aggiunto: «Siamo cresciuti insieme. Avevamo un rapporto bellissimo, ci raccontavamo tutto e ci confidavamo. E adesso lei non c’è più». E ha sottolineato: «Teresa e Trifone volevano sposarsi, costruire una famiglia insieme, si amavano tantissimo». Emersi in aula anche riferimenti alle molestie subite dalla ragazza online, sui social network, ambito già approfondito nell’inchiesta. Sempre ieri sono stati sentiti alcuni colleghi di Ragone e dell’imputato, uno in particolare ha riferito di come i rapporti tra i due fossero cordiali e si fossero addestrati insieme pochi giorni prima.

Nell'udienza del 31 marzo si svolgerà l’esame dell’imputato: toccherà a Giosuè Ruotolo rispondere alle domande delle parti ed esporre la sua versione dei fatti: «Mi trovo ormai da otto mesi in carcere e ogni giorno spero sia l’ultimo. È impossibile che io mi trovi qui per fatti successi a dei ragazzi come me che addirittura ho conosciuto, con Trifone avevo anche vissuto», era parte della memoria difensiva esposta dall’ex militare alla Corte d’Assise di Udine.