GIOVANNI CHIODINI
Cronaca

Festa di fine Ramadan a Turbigo, minoranze contro la Giunta: “Ok del Tar paragonabile a un commissariamento”

Il dibattito sulla ricorrenza della comunità islamica si spostato in Consiglio comunale. Ma piovono critiche anche su altre richieste di Anpi e Pro loco: "Sono rimaste senza risposta"

Festa di fine Ramandan a Turbigo

Festa di fine Ramandan a Turbigo

La questione che ha portato Turbigo agli onori della cronaca nazionale in questi giorni, ovvero la contrastata concessione di un’area per la preghiera di fine Ramadan all’associazione musulmana locale, diventa argomento di discussione anche tra le forze politiche locali. Il gruppo che siede in Consiglio sui seggi di minoranza non si esime dal condannare il modo in cui il sindaco ha gestito la vicenda. "Sarebbe stato sufficiente che la figura che si definisce “sindaco di tutti” avesse cercato soluzioni anche per le minoranze turbighesi. Non aiuta una comunità stigmatizzare una parte di essa quale responsabile di pretese a scapito di altri. Ed è sbagliatissimo perseverare su questa strada imboccata" affermano i consiglieri di SiAmo Turbigo.

"Il fatto che il sindaco abbia dichiarato alla stampa che la festa di fine Ramadan "non rientra tra le nostre priorità e i nostri obiettivi di governo" è gravissimo. E rappresenta la sintesi della politica di chi amministra dal 2001: una politica vuota, autoreferenziale, arrogante e molto poco inclusiva". Il gruppo di minoranza sottolinea come il modo di fare dell’Amministrazione nei confronti della richiesta dell’associazione musulmana sia lo stesso attuato nei confronti di Anpi, Pro Loco e privati cittadini.

«Ad esempio - dicono - noi consiglieri comunali d’opposizione da oltre tre mesi attendiamo la possibilità di discutere una mozione sul mancato funzionamento dell’Ufficio Tecnico e ancora non sappiamo quando lo si potrà fare". Le tesi del sindaco, che aveva indicato tra i motivi del diniego la mancanza di personale nella Polizia Locale e in altri uffici, vengono contestate dalla capogruppo Renata Cerutti. "Come spesso capita, chi amministra Turbigo prova a scaricare le colpe sugli uffici comunali, non avendo la forza e il coraggio di assumersi le responsabilità delle proprie scelte - dice -. Questo modo di fare politica autoritaria porta la maggioranza a sentirsi in potere di decidere a chi rispondere e a chi no, a chi concedere spazi pubblici e a chi no. Un modo di far politica sterile, che punta al dividere, non ad unire".

L’esito della vicenda è conosciuto. La festa c’è stata dopo gli interventi di Tar e Prefetto. "Quanto accaduto è paragonabile ad una sorta di commissariamento - chiosa la Cerutti - e ha messo in cattiva luce il nostro paese".