Le anime belle, a metà tra l’ingenuo e il non coinvolto, potrebbero aver pensato negli anni scorsi che del Pride, in fondo, si potesse ormai fare a meno. Se è vero che “la prima volta fu rivolta”, come si dice per commemorare un momento fondativo dei movimenti LGBTQ+, i moti di Stonewall del 1969, all’ennesima volta forse è solo folklore? Le centinaia di migliaia di persone che questo pomeriggio, sfidando un caldo luciferino, hanno sfilato per le vie di Milano, Bologna e altre città italiane, non la pensano così. E fanno bene. Perché come sta dimostrando questo momento politico particolarmente ostile, un diritto non è mai conquistato per sempre. Specie se riguarda chi viene considerato minoranza. In Ungheria Orban ha annunciato "conseguenze legali" per chi organizzerà o parteciperà al Budapest Pride nonostante il divieto varato dalle autorità. In Italia siamo ben lontani da questo punto, ma sempre meglio non arretrare. Perché c’è chi non vede l’ora di tornare indietro nel tempo e nei diritti.
Editoriale e CommentoCe n’è ancora bisogno