Prof accoltellata a scuola, dal 16enne nemmeno una parola di scuse. Il gip lo manda in carcere

Interrogato in ospedale, non ha dato nessuna spiegazione e “non ha formulato alcuna riflessine critica”. La famiglia: “Siamo amareggiati, deve essere curato”

Carabinieri davanti all'Alessandrini; nel riquadro, la professoressa Elisabetta Condò

Carabinieri davanti all'Alessandrini; nel riquadro, la professoressa Elisabetta Condò

Abbiategrasso (Milano) – Ha ammesso l’evidenza, ma senza spiegazioni. Nessun pensiero critico sul gesto, non una parola di scuse. Per ora starà in carcere il ragazzo che a scuola ha accoltellato la sua prof. Ieri si è svolta l’udienza di convalida dell’arresto, scattato dopo che lunedì il sedicenne aveva aggredito con un coltello la docente all’interno dell’istituto scolastico Alessandrini di Abbiategrasso. I reati contestati dalla Procura per i minori sono tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e detenzione di armi.

Elisabetta Condò, la 51enne docente vittima del giovane aggressore, ha riportato lesioni gravi al capo, in zona claveare e all’avambraccio destro. Resterà in ospedale ancora per qualche giorno.Tutto era successo in pochi secondi quella mattina e in modo apparentemente incomprensibile. Le indagini hanno accertato che il ragazzo, all’improvviso, durante la lezione in aula ha colpito la prof prendendola alle spalle con un pugnale che aveva portato in classe nascosto nello zaino, e procurandole le lesioni fortunatamente non letali. La sua furia si è placata solo quando la vittima è riuscita a fuggire dall’aula. È stato a quel punto che lo studente, impugnando una pistola che poi si è rivelata ad aria compressa, aveva intimato ai compagni di allontanarsi dall’aula.

Ieri per l’interrogatorio di convalida d’arresto il gip si è recato nella neuropsichiatria infantile dell’ospedale San Paolo, dove il 16enne era stato ricoverato. Il giovane ha ammesso la propria responsabilità non riuscendo però a fornire una giustificazione per il gesto compiuto, e non ha trovato parole per la gravità delle sue azioni. Alla fine dell’udienza, il giudice per le indagini preliminari ha disposto nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere. Decisione che ha sorpreso la famiglia del sedicenne.

"Siamo amareggiati. Avremmo preferito che fosse mandato per un percorso terapeutico in qualche struttura meno impattante rispetto al carcere Beccaria, anche perché è innegabile che questo ragazzo ha bisogno di essere seguito e curato", commenta il legale della famiglia, l’avvocato Stefano Ruiu. "Non ha formulato alcuna riflessione critica, si legge tra le motivazioni. Ma ci rendiamo conto che ancora oggi non ha neanche un’idea di quello che ha fatto?".

Ora le indagini proseguono per definire ulteriormente il quadro e ricostruire i tratti di personalità del giovane indagato. "La vicenda ha destato, comprensibilmente, un notevole clamore mediatico – osserva in una nota il procuratore capo Ciro Cascone – oltre che un naturale allarme sociale essendo avvenuta all’interno di un istituto scolastico, da parte di un adolescente che non aveva mai manifestato segnali particolari di aggressività. L’auspicio – aggiunge il magistrato – è che il clamore mediatico rientri nel canale del fisiologico e doveroso diritto di cronaca, onde evitare una sovraesposizione delle parti coinvolte, a cominciare dal giovane indagato, ma soprattutto degli altri studenti, già molto scossi per l’episodio accaduto nella propria scuola". Per il capo della procura per i minorenni, il gesto va letto come "episodio isolato, non sintomatico o tendenziale del disagio e malessere diffuso in alcune fasce della popolazione giovanile e adolescenziale".