In attesa della grande mostra che Milano dedicherà a Pellizza da Volpedo dal 26 settembre alla GAM, una "gita" (direbbe Arbasino) nel paese natale del pittore del Quarto Stato può rivelarsi ricca di sorprese, con la guida di Pierluigi Pernigotti, responsabile dei Musei di Pellizza.
Il plurale implica notevole impegno? "Opportuna, la citazione di Alberto Arbasino, nato a Voghera, a 15 chilometri da qui. Finché non si è inventato quella più famosa, destinazione Chiasso, ci poteva stare benissimo una gita a Volpedo! Dove tre sono le declinazioni di musei: lo Studio-Museo, donato dalle figlie Maria e Nerina al Comune nel 1966 e aperto al pubblico nel ’94; dal Duemila gli Itinerari sui luoghi pellizziani (museo diffuso, 18 riproduzioni in grande formato di opere del pittore nei luoghi di realizzazione); dal 2002, nella rinnovata “piazza Quarto Stato“ recuperata all’assetto ottocentesco, il Museo didattico. Tutto gestito grazie a 40 volontari dell’Associazione presieduta da Aurora Scotti (curatrice della prossima mostra milanese, ndr) e che io coordino ininterrottamente, garantendo l’apertura nei pomeriggi di sabato, domenica e festivi. Sotto l’ala del sindaco, la giovane e determinata Elisa Giardini".
Con notevole successo, complimenti: in oltre trenta anni, in un paese con meno di 1.200 abitanti (tra Borghi più belli d’Italia), 195mila visitatori! Compresi i 51mila accorsi nel mese e mezzo del 2001 all’esposizione straordinaria di “Quarto Stato“ nello studio di via Rosano... "Da allora ha preso l’avvio la Biennale pellizziana, negli anni dispari, a settembre-ottobre, alla XIII edizione (6 settembre-13 ottobre). Uno dei punti di forza del “pacchetto di visita“, gli itinerari a cielo aperto. Il paesaggio, in ogni stagione e da ogni angolazione, è eterno protagonista del Pellizza, che qui nacque nel 1868 e fino al 1907 preferì la vita solitaria del pittore di campagna a quella più remunerativa a Milano, o Roma, Firenze, Bergamo".
Cosa è cambiato da quando riprodusse le naturali "armonie pittoriche"? "Atmosfera e armonia di un secolo fa si possono ancora cogliere, come il regista Francesco Fei ha restituito nel film “Pellizza pittore da Volpedo“, con Fabrizio Bentivoglio voce narrante. Uscito nelle sale a febbraio 2025, ripreso sulle piattaforme digitali per la mostra alla GAM, sarà proiettato a Volpedo il 7 settembre".
Rientriamo nello studio. Una piccola opera qui conservata sarà esposta a Milano, una sorpresa? "Un autentico incunabolo divisionista: “Il pennello del ponte sul Curone“ (“pennello“ inteso come l’opera muraria per arginare la piena del fiume), realizzato nel 1892, dopo che l’artista tenta la grande novità tecnica, che lo affascina e diventa la sua cifra stabile. Il piccolo olio, oggi in comodato allo Studio-Museo di Volpedo, sarà visibile alla GAM accanto alla più matura versione".
Prima di dipingere, il Pellizza scattava foto. Aspetto poco noto al pubblico. Messo in luce nell’esposizione milanese? "Centrale e importante per lui la macchina, usata già nel 1888, studente d’Accademia. Poi si avvale del lavoro di professionisti, ad Alessandria, Tortona e Voghera, anche Milano, Torino, e non solo. Abbiamo foto di familiari e amici, riproduzioni di opere, scatti realizzati in funzione di dipinti in lavorazione e spesso annotati. Per la mostra alla GAM apriremo tutti i nostri cassetti: dagli archivi di eredi Pellizza e famiglie Guerra e Mameli di Volpedo, a quelli pubblici, come il fondo del fotografo Domenico Sartorio depositato ai Musei civici e Fototeca di Alessandria, o di Davide e Vittorio Cicala alla Civica Ricottiana di Voghera".
Tragica la fine del pittore, suicidatosi nello studio nel 1907, dopo la morte della moglie Teresa per l’infezione contratta nel parto del piccolo Pietro, morto subito dopo la nascita. Sopravvivono eredi dei volpedesi che posarono nel “Quarto Stato“? "Nipoti e pronipoti, discendenti dalle figlie, non fanno mai mancare il loro appoggio all’Associazione. Anche la personalità dei protagonisti del grande quadro dei lavoratori è stata scandagliata. Almeno venti riconosciuti, con dati anagrafici e professione: contadini e muratori, artigiani, dipendenti pubblici, commercianti, il farmacista del paese. Ogni categoria sociale è contemplata. E quattro le rappresentanti del genere femminili presenti, a iniziare da Teresa. Un popolo in marcia che non ha smesso di avanzare ed emozionare. Centrale, Giovanni Zarri (1853-1910), detto Gioanon: dalla sua famiglia, di muratori e capomastri, io discendo per parte di madre".