PIERA FRANCESCA BELLOLA
Cultura e Spettacoli

Il mio “Orfeo“ atipico e urgente. Villoresi: faccio film come sogni. Il lungometraggio del regista in anteprima al Festival di Venezia ispirato al “Poema a Fumetti” di Dino Buzzati

"Luca Vergoni ha saputo gestire con sensibilità e precisione i movimenti e le emozioni, riuscendo a rendere credibile ogni...

"Luca Vergoni ha saputo gestire con sensibilità e precisione i movimenti e le emozioni, riuscendo a rendere credibile ogni...

"Luca Vergoni ha saputo gestire con sensibilità e precisione i movimenti e le emozioni, riuscendo a rendere credibile ogni...

Luca Vergoni ha saputo gestire con sensibilità e precisione i movimenti e le emozioni, riuscendo a rendere credibile ogni interazione all’interno di uno spazio “invisibile”. E ancora: Giulia Maenza è riuscita a restituire un equilibrio sottile tra malinconia, romanticismo e mistero. Il suo personaggio custodisce un segreto, e lei ha saputo suggerirlo con misura. Virgilio Villoresi elogia i due attori - protagonisti del suo film “Orfeo” - selezionato - fuori concorso - al Festival del Cinema di Venezia. Il cineasta in ascesa, classe 1979, vive e lavora a Milano.

Il film “Orfeo” sarà presentato il 1° settembre - fuori concorso - al Festival del Cinema di Venezia. Non male come opera prima...

"Sono molto emozionato. Voglio esprimere la mia gratitudine ad Alberto Barbera e a tutta l’organizzazione della Biennale Cinema per aver creduto in questo progetto. “Orfeo” è un film con una forte componente sperimentale, un oggetto cinematografico atipico. L’ho concepito in totale libertà, senza preoccuparmi di come sarebbe stato accolto, ma spinto da un’urgenza creativa che coltivavo da anni".

Il lungometraggio indipendente è ispirato al “Poema a Fumetti” di Dino Buzzati...

"Quando ho scoperto “Poema a fumetti”, è stato come se si aprisse una porta interiore. Ho riconosciuto in quelle tavole qualcosa di profondamente mio: un riflesso della mia parte creativa, del mio immaginario, delle mie ossessioni visive; la mia idea di cinema come spazio poetico, evocativo e visionario".

Ci racconti del film.

"È una storia d’amore e di perdita, ispirata liberamente al mito di Orfeo ed Euridice. Nella prima parte assistiamo all’incontro tra Orfeo ed Eura e alla nascita di un amore vissuto con intensità quasi fuori dal tempo. Ma la loro unione viene spezzata bruscamente dalla morte misteriosa di Eura. Una sera, Orfeo la vede attraversare, sotto forma di fantasma, una porta in via Saterna — proprio di fronte al suo appartamento — e da quel momento inizia per lui un viaggio nell’aldilà. Mi fermo qui, per non svelare troppo".

Momenti di difficoltà?

"Beh, non è stata una passeggiata: il film ha richiesto due anni e mezzo di lavoro e l’intera lavorazione si è svolta all’interno degli studi di Viafarini Works, dove aveva sede anche la mia casa di produzione Fantasmagoria. Le difficoltà principali sono state di natura economica. Tuttavia, proprio da queste limitazioni è nata la necessità — e la voglia — di inventare un modo alternativo di fare cinema, basato su tecniche totalmente artigianali, con un approccio quasi teatrale alla messa in scena".

È un fantasy realizzato con una visione onirica come in tutte le sue creazioni?

"Sì, la dimensione onirica è da sempre il filo conduttore di tutte le mie opere. In questo film, però, l’ho abbracciata in modo totale: l’intera architettura narrativa, il ritmo della regia e le soluzioni visive sono concepite come se si trattasse di un sogno".

Nel cast i protagonisti sono Giulia Maenza e Luca Vergoni. Com’è lavorare con loro?

"Due interpreti straordinari: disponibili, talentuosi e dotati di un alto livello di professionalità. Luca Vergoni si è trovato immerso in un universo animato, e ha saputo affrontare con grande abilità una sfida non semplice: recitare e muoversi in scene dove era spesso solo in campo, senza avere un reale interlocutore di fronte. Anche Giulia Maenza è stata eccezionale. Ha affrontato la parte con grande dedizione, preparando minuziosamente il personaggio anche a livello fisico, studiando danza per conferire al suo corpo la grazia e la postura necessarie".

Quali le fonti di ispirazione?

"“Orfeo” è un film profondamente ispirato a “Le Sang d’un poète” di Jean Cocteau, ma anche al cinema d’animazione dell’Europa dell’Est degli anni ’60 e ’70, al cinema astratto e cosmico di Jordan Belson, e a una costellazione di riferimenti visivi legati al design e all’architettura italiana del ’900— da Giò Ponti a Fornasetti, da Piero Portaluppi a Tomaso Buzzi".