IVAN ALBARELLI
Editoriale e Commento

Bahnohf Zoo Rogoredo

Quando Milano assomiglia (in negativo) a Zurigo e Berlino degli anni ‘80

Signore e signori, è tornata l’eroina. Anzi, non se n’era mai andata. A Rogoredo, fra sterpaglie e boschetti, in un lembo di terra di cui troppo in fretta si era annunciata la bonifica, stretto fra la linea dell’alta velocità, le autostrade e l’abbazia di Chiaravalle sopravvive un girone dantesco fatto di disperati e pregiudicati, dove per pochi euro ci si buca al braccio come ai vecchi tempi, epatiti e Aids rivivono i fasti del passato e le siringhe tappezzano il terreno come succedeva negli anni Ottanta al Gallaratese o alla Comasina. Come accadeva a Platzspitz a Zurigo, il grande parco della città svizzera che in quell’epoca era inaccessibile popolato com’era da eroinomani e pusher, fino al punto di guadagnarsi la fama sinistra di “parco degli aghi”; o alla Bahnohf Zoo, la stazione del Giardino zoologico di Berlino resa famosa da Christiane F. e dai suoi “ragazzi” nel 1981.

Al bosco di Rogoredo si respira l’aria di quel decennio lontano, fra tossici armati di cesoie e martelli per spaccare la recinzione installata (senza grande successo) da Rfi e pusher senza niente da perdere e con il foglio di via in tasca. Oggi sia Platzspitz a Zurigo sia la Bahnohf Zoo della capitale tedesca sono luoghi irriconoscibili rispetto ad allora, ripuliti, vivaci e restituiti alle loro comunità. Quanto ci toccherà aspettare per vedere qualcosa di simile a Rogoredo? E soprattutto, è un traguardo realistico? Il timore che in tanti hanno è che la piaga dello spaccio sia ormai talmente pervasiva nella nostra regione – fra boschi nel Varesotto, nel Comasco, alle Groane o in Brianza dove la situazione non è molto diversa – che bonificare un’area voglia in realtà dire spostare il problema da una parte a un’altra, che magari finora era stata risparmiata. Realpolitik tedesca.