ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Le note dell’anima nell’Armani Silos: "La musica, antidoto alle storture. Ha salvato anche le nostre anime"

Redi Hasa, noto per il sodalizio con Ludovico Einaudi, Bijan Chemirani e il pianista Rami Khalifé . Un trio di musicisti riuniti in quel L’Antidote in uscita venerdì prossimo con l’album omonimo .

Redi Hasa, noto per il sodalizio con Ludovico Einaudi, Bijan Chemirani e il pianista Rami Khalifé . Un trio di musicisti riuniti in quel L’Antidote in uscita venerdì prossimo con l’album omonimo .

Redi Hasa, noto per il sodalizio con Ludovico Einaudi, Bijan Chemirani e il pianista Rami Khalifé . Un trio di musicisti riuniti in quel L’Antidote in uscita venerdì prossimo con l’album omonimo .

Fino al 28 dicembre la loro musica guida i visitatori negli spazi dell’Armani Silos dedicati alla mostra “Giorgio Armani Privé 2005-2025”, curata personalmente da Re Giorgio, regalando un po’ della propria anima a quei capi di gran taglio fatti della stessa sostanza dei sogni. Loro sono il violoncellista albanese Redi Hasa, noto anche per il lungo sodalizio con Ludovico Einaudi, il percussionista iraniano Bijan Chemirani e il pianista franco-libanese Rami Khalifé (nella foto), riuniti in quel L’Antidote in uscita venerdì prossimo con l’album omonimo.

Da cosa nasce un progetto come “L’Antidote”?

Rami Khalifé: "È stato cinque anni fa Titti Santini di Ponderosa ad avere l’intuizione che noi tre assieme avremmo potuto funzionare bene. Redi e Bijan si conoscevano già, ma io non sapevo chi fossero. Il fatto, però, di essere tutti e tre degli improvvisatori e di provenire dal mondo balcanico/mediorientale rappresentava un terreno fertile per provare a far crescere un sodalizio e un album di successo. Dopo quel primo esperimento in studio ci siamo fermati per qualche anno, poi, lo scorso settembre, siamo tornati a registrare, partendo naturalmente da ciò che avevamo già fatto, anche se con un linguaggio nuovo: erano passati due anni e potevamo esplorare anche nuove direzioni".

Il 6 novembre presentate l’album in Triennale sotto l’egida di JazzMi.

Redi Hasa: "Per me è una sensazione bellissima, perché arriviamo in Italia e, in un certo senso, io gioco in casa. Rami, infatti, vive a Sydney, Bijan a Marsiglia, mentre io a Lecce. La Puglia è diventata il nostro punto di incontro, non solo musicale".

L’altra sera vi siete esibiti in diretta da Parigi su Arte Tv.

Rami Khalifé: "Non è davvero un live completo, ma un assaggio di quel che offeriremo al pubblico. Diciamo, un antipasto, l’entrée. Il buffet arriverà in tournée".

Parliamo del nome. “Antidote” a cosa?

Rami Khalifé: "La formazione è nata ai tempi della pandemia. Quando tutti erano alla ricerca di un antidoto al Covid. Per noi la musica è certamente un altro tipo di antidoto: un antidoto alle storture del mondo in cui viviamo oggi, alle situazioni dalle quali cerchiamo di fuggire, ad una realtà che non ci piace, alla violenza, alle guerre. La musica è una terapia, un modo per offrire alle persone un momento di evasione, di speranza, qualcosa di cui tutti abbiamo un disperato bisogno. Tutti e tre, infatti, veniamo da esperienze difficili e fin dalla più giovane età ci siamo confrontati con il mondo reale e la sua crudeltà, perdendo l’innocenza molto presto. Redi e io siamo dovuti addirittura fuggire dalle nostre terre. Siamo convinti che la musica abbia salvato noi e le nostre anime".

Qual è metodo di lavoro de L’Antidote?

Redi Hasa: "I brani nascono dallo spunto di uno o dell’altro, ma poi crescono col contributo di tutti e tre. C’è uno scambio continuo".

Vi piacerebbe portare l’esperienza di questo Trio nei vostri paesi d’origine?

Rami Khalifé: "Ovunque vada, quella è la mia casa, perché ovunque si possono incontrare persone meravigliose, anime belle. Certo poter suonare davanti al nostro pubblico, alla nostra gente, sarebbe bellissimo. Anche se, da gruppo internazionale, non ci identifichiamo con una sola realtà. La forza del progetto sta proprio nel fatto che attingiamo a tante fonti diverse e portiamo già dentro di noi molte identità, dando vita ad un linguaggio universale che può toccare chiunque. Vogliamo espandere gli orizzonti ed essere generosi con la musica che stiamo creando".

Andrea Spinelli