
Germano Lanzoni è l’attore del Milanese Imbruttito È stato scelto come testimonial degli eventi collegati al Festival dell’Adolescenza che si tiene in 12 Comuni dell’hinterland
Germano Lanzoni, attore de “Il Milanese imbruttito“, è testimonial del Festival dell’Adolescenza, 70 eventi in 7 giorni in 12 comuni dell’hinterland da Vimodrone a Pioltello dedicato ai ragazzi.
Perché ha scelto questa iniziativa?
"Perché credo di non esserci mai uscito. E’ il periodo più interessante della vita, quello nel quale devi mettere in discussione tutto quel che viene dall’alto: la famiglia, la produzione. Ci sono aspetti che non capisco, offro la mia disponibilità per conoscere i giovani”.
Lei è spesso a scuola.
“Sì, vado più adesso al liceo, di quando lo frequentavo. Allora, una settimana intera a lezione non l’ho mai fatta. Ora, sì. Dico ai ragazzi che ero di “Cl” e loro si meravigliano. Poi chiarisco: corteo e panzerotti da Luini. Era un altro mondo. I miei compagni citofonavano a casa per sapere se c’ero. Drinn. Germano? Ora, le mie figlie hanno il registro elettronico: se bigiano, lo so in tempo reale. È una società dell’iper controllo”.
Rischi?
“Sì. uno grosso: è che ne esca il racconto di una generazione per come deve servire e non per come è”.
E invece cosa ha capito di loro incontrandoli?
“Hanno curiosità e interessi profondi. E capacità tecnologiche che noi acquisiamo forse dopo la terza laurea, ma non credo importi stabilire se era meglio o peggio giocare in cortile, o stare su Blue Stars. Senza dubbio i social sono una droga, come la cocaina che Freud prescriveva ai pazienti. Fa bene in piccole dosi. Viviamo tutti nel metaverso, senza capire dov’è il metatarso con l’illusione di esistere in micro momenti: vacanze relax da postare, o con l’uomo e la donna che ci piacciono. Invece, l’interazione con l’altro ha bisogno di tempo”.
Come ci siamo arrivati?
“Oggi, tutti vogliono dire quello che pensano. È anche un momento storico in cui un gregge ignorante è più facile da gestire. Se evolvi attraverso un processo di consapevolezza hai il tempo per esprimere la tua opinione. Se invece, non lo fai, hai la tua agorà che non ti fa crescere e questo costa un po’ meno in termini di fatica. Dovremmo usare di più la nostra migliore tecnologia: il cervello, 86 miliardi di neuroni che processano 1 trilione di bit al secondo e non è una macchina binaria. Può fare più cose contemporaneamente: respirare, camminare, pensare”.
I ragazzi pagano dazio?
“Sì, rischiamo di consegnare ai nostri figli un mondo alienato. I genitori si sono persi sul pensiero. Quando entro in classe spiego il teorema dell’acqua calda con la quale si possono fare tante cose. E, infatti, le risposte sono molteplici, una piccola quota arriva all’essenza della vita: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. La differenza la fa la curiosità”.
Come stanno gli adolescenti?
“Con l’ansia perché non hanno capito chi sono e non vogliono essere chi vorremmo che fossero. In classe vedo bellissima gente, piena di luce. Chiedo: quanti ricchi ci sono? E quasi nessuno alza la mano. Allora dico: il tempo è la moneta più importante e ripeto il quesito: quanti ricchi ci sono? E alzano tutti la mano”.
È promotore della proposta di legge d’iniziativa popolare “Quote generazionali“: un under 35 per ogni over 60 nei luoghi decisionali.
“Una scelta politica nel senso più nobile. Provocatoria. I partiti guardano al massimo alla fine del mandato, 5-10 anni, e invece i giovani devono essere protagonisti per guardare oltre”.