
Raffaele Mellace, musicologo e consulente del Piermarini: "Ha un impatto emotivo quasi insostenibile"
Attesa alla Scala da quasi cinquant’anni “Norma” di Vincenzo Bellini, tragedia lirica in due atti, libretto di Felice Romani, torna da questa sera fino al 17 luglio; sul podio Fabio Luisi, regia di Olivier Py. Nuova produzione scaligera con scene e costumi di Pierre-André Weitz, luci di Bertrand Killy, la coreografia di Ivo Bauchiero. Nella parte della sacerdotessa, ruolo fra i più temibili della storia del teatro musicale, Marina Rebeka e, il 14 luglio, l’astro nascente Marta Torbidoni. Adalgisa è Vasilisa Berzhanskaya, Pollione è Freddie De Tommaso, cui subentra, il 14, Antonio Poli. Oroveso è il grande Michele Pertusi. L’opera s’ispira al dramma “Norma ou l’infanticide” di Alexandre Soumet (1786-1845). Raffaele Mellace, musicologo, insegna all’università di Genova, consulente scientifico al Teatro alla Scala, racconta come sarà.
Professore, chi è Norma? "Vincenzo Bellini dice al soprano Giuditta Pasta per invitarlo ad accettare il ruolo: “Norma è un personaggio enciclopedico”. Un carattere straordinario, nell’opera attraversa diverse fra cui l’eros, i figli, il coinvolgimento patriottico con la comunità. Tutto questo è stato confezionato prima da Saumet poi da Bellini e Romani in una miscela che tiene testa all’attenzione dell’ascoltatore".
Come Medea è animata da pensieri di vendetta nei confronti dell’amante che l’ha tradita ma non ucciderà i figli. "Norma è una Medea evoluta in cui questa furia vendicativa è temperata da una coscienza complessa; la consapevolezza della sua maternità le impedisce di compiere l’infanticidio. Nel finale a sorpresa, unico nella storia, il senso di colpa che prova per aver amato Pollione la blocca dal condannare Adalgisa, l’ancella diventata amante del suo compagno. La generosa Norma sa che mandando al rogo Adalgisa vivrebbe nel rimorso, per questo si offre come vittima sacrificale".
Medea, Norma: sono due ruoli si scontrano con il mito della Callas. "Quando Callas con Mario Del Monaco aprì la stagione scaligera 1956/57 diede di Norma un’interpretazione sconvolgente: rese i ruoli del belcanto attuali, donò loro una forza espressiva dimenticata. Montale la definì “sacerdotale viperina”. Questa musica dà voce a personaggi in carne e ossa scossi da passioni violente che ci vogliono comunicare".
Come ascoltare oggi Norma? "Ponendo l’orecchio alla bellezza melodica rivoluzionaria, qui Bellini riesce a mantenere un fascino della melodia sia in brani celebri come “Casta Diva”, sia in quelli di transizione. Fa attenzione al dramma, alla capacità musicale di veicolare tensioni personali, politiche. Norma ha un impatto emotivo quasi insostenibile. Riascoltarla dal vivo, tutta filata, nel Teatro che l’ha tenuta a battesimo, è una commozione immensa".