Attorno alla morte con il teatro dei Gordi

"Non c’è vita che almeno per un attimo non sia immortale. La morte è sempre in ritardo di quell’attimo. Invano...

"Non c’è vita che almeno per un attimo non sia immortale. La morte è sempre in ritardo di quell’attimo. Invano...

"Non c’è vita che almeno per un attimo non sia immortale. La morte è sempre in ritardo di quell’attimo. Invano...

"Non c’è vita che almeno per un attimo non sia immortale. La morte è sempre in ritardo di quell’attimo. Invano scuote la maniglia d’una porta invisibile. A nessuno può sottrarre il tempo raggiunto" (da "Sulla morte senza esagerare" di Wislawa Szymborska).

Personaggio unico la poetessa polacca. E titolo dall’ironia pungente. Preso in prestito a mo’ di omaggio dai Gordi per uno dei loro lavori più fortunati. Da oggi al 29 giugno lo si rivede ancora una volta al Franco Parenti, che da tempo ha deciso di sostenere la compagnia milanese, un’intera classe di diplomati Paolo Grassi. Primi passi oltre dieci anni fa.

Nonostante la precisione dei contesti e degli spunti drammaturgici, la parola viene spesso bandita, poggiando sul corpo e sul teatro di figura. Come succede appunto in "Sulla morte senza esagerare", un piccolo cult, ideato e diretto da Riccardo Pippa. Con Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti e Matteo Vitanza in scena sotto grandi, grottesche maschere.