
Minori stranieri
Milano – Arrivano soli. Sono spesso adolescenti, di cui talvolta è difficile comprendere la vera età, i traumi subiti e le aspettative al termine di un viaggio via mare che non di rado conosce esperienze di violenza. Vengono fermati, magari per caso, e per loro comincia una vita fatta di inserimento in comunità. In attesa che diventino maggiorenni. Il tutto a carico dei Comuni su cui pesa l’onere dell’accoglienza di quelli che la legge definisce minori stranieri non accompagnati. Sui bilanci degli enti locali lombardi si allunga ora una difficoltà in più: l’ombra del taglio dei rimborsi per pagarne l’inserimento e il mantenimento.
Il nodo della circolare 23156
Il nodo della questione è la circolare 23156 del 28 maggio 2025, che ha informato che le richieste dei Comuni di accesso al fondo sono superiori alla capienza degli stanziamenti, che hanno un tetto a 115 milioni di euro. Finiti i quali, la spesa resterà a carico delle amministrazioni territoriali. La disponibilità annuale è stata suddivisa in quattro tranche trimestrali, con erogazioni fino a esaurimento delle risorse e proporzionali alle richieste formulate, a partire dall’1 gennaio 2025. La stima è che, mediamente, il contributo statale andrà così a coprire il 35% della spesa che i Comuni sostengono (o hanno già sostenuto) per l’accoglienza dei minori non accompagnati, nonostante il decreto legislativo 142/2015 dica che non devono esserci spese per i Comuni.
Bilanci in crisi
E ci sono sindaci che già ora si trovano con bilanci che non si riescono a chiudere. “Sono due i problemi – spiega l’assessora alle Politiche sociali del Comune di Bergamo, Marcella Messina, capofila della lettera inviata a giugno al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con i colleghi di Brescia, Pavia, Milano, Monza, Varese, Lecco, Cremona, Mantova e Lodi –. Uno è la quantità dei fondi. I Comuni, infatti, stanno facendo un servizio per conto del Governo, sostenendo spese di gestione e accoglienza, per cui i contributi devono essere totali. Due: la rendicontazione per ottenere il contributo governativo non può essere un assalto alla diligenza”.

Secondo il rapporto semestrale pubblicato a inizio agosto dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la Lombardia è la seconda regione in Italia per numero di presenze, con 2.163 minorenni stranieri senza genitori da assistere al 30 giugno 2025, pari al 14% del totale. Qui si contano anche 744 ingressi (12% del totale nazionale) nel primo semestre 2025.
Non tutti, però, restano: il 10,4% si è allontanato volontariamente. Pochi vengono collocati presso parenti (29 in Lombardia nel primo semestre 2025); la maggior parte è accolta in strutture, con costi di 100 euro al giorno, anticipati dai Comuni, che poi devono attivarsi per chiedere il contributo al Fondo nazionale. “Noi ci troviamo a collocare minori in strutture situate a moltissimi chilometri di distanza, spesso in Regioni del Sud, con una gestione in capo ai nostri uffici”, conferma l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Brescia, Marco Fenaroli. Ciò comporta una diseconomia organizzativa e di costi in generale, perché manca un coordinamento a livello nazionale. Mettere ora in discussione il rimborso integrale crea un’incognita per i bilanci comunali, atteso che, trattandosi di minori, gli enti locali non possono tagliare sulle spese.
Le richieste
Secondo gli assessori lombardi, per altro, “la spesa massima giornaliera rimborsabile deve essere aumentata rispetto ai 100 euro oggi previsti, perché i costi per gli spostamenti e le rette delle strutture di accoglienza comportano già spese superiori che rimangono a carico del bilancio comunale”. Bergamo, ad esempio, arriva a spendere 5-6 milioni all’anno sui minori non accompagnati, come Brescia; Milano è sui 10 milioni. Se la copertura nazionale dovesse fermarsi al 35%, significherebbe reperire risorse per coprire le spese restanti. A sostegno dei Comuni, oltre ad Anci (Lombardia e nazionale), è scesa in campo anche una rete di 23 Ong che si occupano di diritti dei minori stranieri in linea con la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che hanno chiesto al Governo di aumentare il fondo nazionale.