
Il disastro ferroviario di Pioltello
Pioltello (Milano), 25 agosto 2025 – Il processo non ha “consentito di accertare, al di là di ogni dubbio ragionevole, le ipotizzate carenze nel sistema di gestione della sicurezza ferroviaria imputate” all'amministratore delegato “alla luce del suo ruolo e delle sue prerogative all'interno di Rfi”.
Lo scrive il Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza del 25 febbraio scorso sul disastro ferroviario di Pioltello del 25 gennaio 2018, che causò tre morti e oltre 100 feriti. Verdetto con cui sono stati assolti 7 imputati tra vertici e dirigenti di Rete ferroviaria italiana, tra cui l'ex ad Maurizio Gentile e la società. Condannato solo l'ex responsabile dell'Unità manutentiva, Marco Albanesi: per lui 5 anni e 3 mesi con le attenuanti generiche e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
Gli altri sette imputati erano stati assolti dalle accuse di disastro ferroviario colposo e omicidio e lesioni colpose con formula piena "per non aver commesso il fatto". Si tratta di Maurizio Gentile, l’ex ad di Rfi, e dell’ex direttore di produzione, Umberto Lebruto, ora ad di Fs Sistemi Urbani, per i quali i pm avevano chiesto 8 anni e 4 mesi. Assolto anche Vincenzo Macello, ex direttore territoriale della Lombardia e ora vice dg di Rfi, per il quale la Procura aveva chiesto 7 anni e 10 mesi. Assolto pure Andrea Guerini, ex responsabile delle Linee Sud della Dtp di Milano, per il quale i pm avevano chiesto 6 anni e 10 mesi.
Per gli altri tre imputati erano stati gli stessi pm che avevano chiesto le assoluzioni: si tratta di Moreno Bucciantini, ex capo reparto Programmazione e controllo, di Ivo Rebai, all’epoca a capo della Struttura operativa ingegneria della Dtp di Milano, e di Marco Gallini, ex dirigente della struttura organizzativa diagnostica. Per la società Rfi, infine, imputata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, era stata proposta una sanzione pecuniaria di 900mila euro. Tuttavia anche la società era stata assolta.