
Una delle mense pubbliche della città di Como
Como, 9 maggio 2025 – Finiranno di cucinare con la fine delle scuole, entro i primi giorni di giugno, le sei mense scolastiche pubbliche ancora in funzione in città. “Siamo venuti a conoscenza del fatto che l’amministrazione ha avviato l’iter per la privatizzazione degli ultimi sei refettori pubblici ancora a gestione diretta del Comune - spiegano Stefania Macrì della Funzione Pubblica Cgil di Como e Alessandro Deiana della Uil Fpl - Il nuovo anno scolastico pertanto prevede mense private e pasti cucinati verosimilmente non sul territorio provinciale, con necessità di trasporto per diversi chilometri, in attesa che il nuovo gestore costruisca il Centro unico di cottura in via Somigliana, cui sarà garantita concessione per vent’anni e la gestione di tutti i pasti erogati dall’ente”. Una decisione contestata già in passato dai sindacati che però non sono riusciti a convincere l’amministrazione comunale a fare marcia indietro.
“Privatizzazione in atto”
“Si avvia così l’ultima fase della privatizzazione di un servizio che il pubblico ha, per decenni, svolto capillarmente, nido per nido, scuola per scuola, con personale proprio, senza fini di business e lucro – concludono le parti sociali –. Riteniamo grave questa ennesimo smantellamento del servizio pubblico a favore del privato intrapreso dall’amministrazione Rapinese che, evidentemente, intende la cosa pubblica come, è il caso di dirlo, un boccone amaro".
“Si tratta di un’abdicazione”
“Il pubblico abdica al ruolo di attore direttamente coinvolto nell’educazione alimentare dei futuri cittadini – continua l’analisi critica dei sindacati – e di erogatore di servizi per le persone, in favore di business altrui. La concezione privatistica di un servizio così fondamentale come quello legato all’alimentazione quotidiana dimostra, per l’ennesima volta, una miopia politica che peserà sulla qualità del servizio e certamente del lavoro, in termini di salario, orario e formazione. E quindi, ancora una volta, su cittadini e lavoratori”.