DANIELE DE SALVO
Cronaca

Insegnanti di sostegno, nelle primarie scoperte 256 cattedre: cosa sta succedendo a Como e perché

Scuola a Como, solo dodici quelle assegnate. L’allarme dei sindacati, Falsetti (Cisl): servono incentivi economici e maggiori garanzie ai precari

Francesco Falsetti segretario generale della Cisl Scuola dei Laghi ha segnalato la difficoltà crescente nell’assicurare la copertura dei posti per insegnanti di sostegno

Francesco Falsetti segretario generale della Cisl Scuola dei Laghi ha segnalato la difficoltà crescente nell’assicurare la copertura dei posti per insegnanti di sostegno

Como – A Como mancano insegnanti di sostegno. Se non verranno reclutati in fretta, entro il suono della prima campanella di inizio del nuovo anno, centinaia di bambini con difficoltà cominceranno le lezioni senza un aiuto e rimarranno indietro nei programmi e nell’apprendimento da subito. Sarà difficile poi recuperare per chi è già svantaggiato. Tutto ciò nonostante la cosiddetta mini-call veloce, la procedura straordinaria introdotta dal ministro di Istruzione e Merito, Giuseppe Valditara, proprio per accorciare i tempi e assegnare per assegnare le cattedre di sostegno ancora disponibili.

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Francesco Falsetti

“Nelle scuole primarie del territorio comasco, delle 268 cattedre di sostegno messe a disposizione, 12 hanno trovato assegnazione, mentre 256 risultano ancora in attesa di copertura – spiega Francesco Falsetti, segretario generale della Cisl Scuola dei Laghi –. Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, su 11 posizioni disponibili, 6 sono state assegnate e 5 rimangono da coprire”.

Pesano le differenze territoriali. “Un primo elemento riguarda la distribuzione geografica dell’offerta formativa – conferma il sindacalista –. Nelle università del Meridione ci sono numerosi posti nei corsi di specializzazione, spesso superiori alla domanda locale, mentre al Nord l’offerta è più contenuta rispetto alle necessità. Ciò porta a una concentrazione di docenti specializzati in aree dove la richiesta è limitata, mentre in regioni come la Lombardia ci troviamo a fronteggiare una carenza di personale qualificato”.

C’è poi un aspetto economico, insostenibile al Nord, soprattutto in città molto care come Como: “La differenza tra i livelli retributivi nazionali e i costi abitativi e di vita del Nord Italia sono fattori che molti docenti valutano attentamente di fronte alla possibilità di un trasferimento. Le spese per l’alloggio, i costi quotidiani e quelli per il cambio di residenza entrano nelle considerazioni di chi sta ponderando una nuova opportunità professionale in un territorio diverso”. Molti preferiscono non trasferirsi, specie se a fronte di un contratto annuale o di una assegnazione temporanea, perché controproducente. La soluzione? Incrementare i posti di specializzazione nelle regioni del Nord, incentivi economici per chi accetta incarichi in zone con maggiore fabbisogno, offrire maggiore stabilità ai docenti precari già formati”, risponde Francesco Falsetti.