
Il generale Teo Luzi, comandante nazionale dei Carabinieri saluta la vedova di Furceri
Asso (Como) - Divise da pochi metri e unite da un dolore indicibile. Ieri pomeriggio perse in mezzo alle alte uniformi, gli uomini in divisa, i sindaci, le autorità e tante persone comuni toccate nel cuore da una tragedia capitata sulla porta di casa c’erano anche loro, Patrizia e Lia: la moglie del luogotenente Doriano Furceri e quella del brigadiere Antonio Milia che una settimana fa l’ha ucciso. In prima fila la prima circondata dai figli, in mezzo ai colleghi del marito la seconda, pochi banchi più indietro, entrambe vittime di una tragedia che ha cambiato per sempre le loro vite.
"Sono vicino a ognuna di voi in modi diversi in questo momento di grande dolore che ha colpito entrambe – le ha volute stringere idealmente a sé monsignor Maurizio Rolla, vicario episcopale della Diocesi di Milano che ha officiato i funerali –. Doriano era un servitore dello Stato e come tutte le persone che mettono la loro vita a disposizione degli altri aveva messo l’amore al primo posto". Ad ascoltare le sue parole con una ventina di sindaci della Valassina e dell’Alto Lago di Lecco, c’erano sottosegretari all’Interno e alla Difesa, il presidente del Consiglio Regionale, il presidente della Provincia e il prefetto. "È difficile trovare le parole di fronte a questo dolore – l’ha ricordato la nipote in lacrime –. Zio Doriano era brillante, dotato di un’etica fuori da comune, viveva il suo lavoro come una missione, ma amava divertirsi ed era un grande sportivo, amante di calcio, basket e ciclismo. Quanto ci mancherà la sua risata baritonale che riempiva i pomeriggi in famiglia, durante i momenti spensierati in vacanza. Sono sicura che sarà risuonata tante volte anche in caserma nei momenti di pausa. La vita con lui è stata ingiusta e breve. Te ne sei andato da eroe, proteggendo chi era con te. Ciao maresciallo, ciao comandante, cia zio Dori". Un ricordo personale anche quello del Comandante dell’Arma, il generale Teo Luzi.
«L’avevo incontrato quando dirigevo la Legione Lombardia – ha detto –. Un uomo autorevole dotato di una grande determinazione, aveva un carisma che gli era riconosciuto anche dai suoi uomini, ma era dotato anche di grande umanità e spirito di servizio. Era arrivato qui ad Asso amareggiato dopo quell’episodio increscioso di Bellano, quelle scritte vigliacche e senza alcun fondamento che aveva turbato lui e la sua famiglia. Non se le meritava e pure qui si è fatto onore. Questa tragedia della follia, non nel senso giuridico ma umano del termine, ha distrutto 2 famiglie che dovranno riorganizzare le vite. Sono vicino alle mogli, i figli e anche a tutti i miei ragazzi della stazione di Asso".