FEDERICA PACELLA
Economia

Iveco, ipotesi vendita: è allarme. “Preoccupa il piano industriale”

Brescia, lavoratori alla finestra sui possibili compratori stranieri. Sindacati al Mimit il 31 luglio

Stefano Olivari, segretario Fim Cisl Brescia

Stefano Olivari, segretario Fim Cisl Brescia

Brescia – Si attende, non si può fare altro. Le decisioni, infatti, vengono prese altrove, molto lontano dalla sede di via Volturno a Brescia di Iveco, dove lavorano circa 1.600 persone. Da venerdì, si rincorrono le voci, mai confermate ma neanche mai smentite, di possibili contrattazioni con controparti straniere per la vendita di Iveco da parte di Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann che del gruppo detiene il 27,06% (con il 43,1% dei diritti di voto). Per ora, le indiscrezioni hanno avuto l’effetto di trainare il valore del titolo, in crescita da venerdì, ma anche di generare preoccupazione tra i lavoratori e le lavoratrici, anche con interventi e interrogazioni parlamentari per chiedere lumi.

“Siamo in una fase di stallo – commenta Stefano Olivari, segretario Fim Cisl Brescia -. Abbiamo già vissuto una situazione simile, quando si parlò di una vendita ai cinesi. I lavoratori sono preoccupati, certamente, non tanto e non solo per l’eventuale cambio di proprietà, ma per il piano industriale che li coinvolgerà”. Le voci parlano di Tata Motors, la più grande azienda di automotive indiana, come possibile e plausibile acquirente, che potrebbe trovare appetibile una Iveco senza la divisione difesa. I sindacati intanto sono stati convocati dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso per il 31 luglio.

Proprio alla luce delle novità di questi ultimi giorni, per i sindacati acquista un connotato più delineato anche la decisione, annunciata in primavera dalla proprietà, di scorporare Iveco Defence, la divisione dedicata ai veicoli militari. Per quest’ultima, sono arrivate offerte di acquisto da Leonardo congiuntamente con Rheinmetall, da Knds (costruttore franco-tedesco di carri armati) e da Czechoslovak Group. “Un piano preordinato di cessione di una parte importante del patrimonio industriale della nostra Repubblica”, aveva detto Cgil Brescia a poche ore dalla notizia della possibile vendita.