Ex Brigate Rosse, da Bergamo a Parigi: "Consegnate Manenti all'Italia"

"Sono assassini", la protesta per chiedere l'estradizione dei dieci terroristi tra cui l'assassino dell'appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri

Narciso Manenti nel 1979 e l'appuntato Giuseppe Gurreri

Narciso Manenti nel 1979 e l'appuntato Giuseppe Gurreri

Parigi, 7 febbraio 2023 - Ci sono ferite che non si rimarginano e il dolore di chi ha sofferto si fa sentire anche a molti anni di distanza. E allora non deve stupire se da Bergamo una delegazione si è presentata dinanzi alla Corte di cassazione di Parigi dove questa mattina si è celebrata la nuova udienza per l'estradizione di dieci terroristi italiani che da oltre 40 anni si trovano in Francia. Tra questi anche Narciso Manenti, che nel 1979, in Bergamo Alta, uccise l'appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri davanti al figlio allora undicenne. "L'Italia vuole giustizia" hanno chiesto i componenti della delegazione bergamasca, tra cui Daniele Belotti, ex deputato della Lega, Cristian Bertoli, vicesindaco di Telgate, il paese natale di Manenti, Roberto Frambrosi, presidente della sezione di Bergamo dell'Associazione nazionale carabinieri, inieme al vicepresidente Michele Taddei e al consigliere Carlo Saffioti.

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"Sono assassini"

Al termine dell'udienza, Belotti e Bertoli, si sono tolti il cappotto, mostrando agli avvocati della difesa una maglietta con l'immagine dell'assassinio di Gurrieri e la scritta in bianco rosso e verde. "Sono quindici anni che conduco questa battaglia per non far dimenticare l'omicidio dell'appuntato Gurrieri a cui, fra l'altro, è stata dedicata una sezione dei Carabinieri di  Bergamo. E' inaccettabile che un Paese dell'Unione europea coccoli e protegga degli assassini per oltre 40 anni. È una cosa che non sta in piedi in nessun diritto. Questi non sono rifugiati politici, non sono perseguitati, sono degli assassini condannati in via definitiva in un Paese democratico, che non è un regime. Eppure, abbiamo due mentalità opposte su come devono essere trattati li assassini".

Anni di piombo
Anni di piombo

Il no di Parigi

Lo scorso 29 giugno la Chambre de l'Instruction della Corte d'Appello di Parigi ha rigettato la richiesta di estradizione avanzata dal ministero della Giustizia italiano per i dieci ex terroristi rossi arrestati a Parigi nell'aprile 2021 nell'ambito dell'operazione "Ombre rosse" nell'aprile 2021, tra cui l'ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, condannato in Italia come uno dei mandanti dell'omicidio del commissario Calabresi. Le domande di estradizione riguardavano anche gli ex Br Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio, Enzo Calvitti; l'ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura; l'ex militante dei Proletari armati Luigi Bergamin e appunto Narciso Manenti, ex membro dei 'Nuclei armati contropotere territoriale', Narciso Manenti. Una "decisione offensiva" l'aveva definita il giudice milanese Guido Salvini, che a lungo indagò su vicende di terrorismo di destra e di sinistra. 

Cesare Battisti estradato in Italia
Cesare Battisti estradato in Italia

Il ricorso  

Ora la Corte di Cassazione è chiamata a esaminare il ricorso presentato dal governo Macron, favorevole a consegnare alla giustizia italiana i terroristi. Proprio come è avvenuto per Cesare Battisti, l'ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo arrestato in Bolivia nel gennaio 2019 da una squadra dell'Interpol ed estradato due giorni dopo in Italia dove sta scontando l'ergastolo per quattro omicidi. Una decisione, quella del governo Macron, che segna un cambiamento di rotta nel solco tracciato dalla "dottrina Mitterand", teorizzata nel 1985 dall'allora presidente socialista della Repubblica francese che per anni ha garantito a persone imputate o condannate per atti violenti d'ispirazione politica di evitare l'estradizione nel Paese dove questi reati erano stati commessi, qualora questi s'impegnassero a non ripetere azioni terroristiche. 

Adriano Sofri

Una linea, quella della "dottrina Mitterand", condivisa e sostenuta invece da Adriano Sofri, condannato a 22 anni anni di carcere  quale mandante, insieme a Giorgio Pietrostefani, dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi (1972). "Nei decenni trascorsi dopo il rifugio in Francia, non uno dei condannati – ci aveva raccontato l'ex leader di Lotta Continua  – ha commesso un solo reato. La cosiddetta ‘dottrina Mitterrand" ha realizzato il fine più ambizioso e solenne che la giustizia persegua: il ripudio sincero della violenza da parte dei suoi autori, e così, con la loro restituzione civile, la sicurezza della comunità. La Francia repubblicana è riuscita dove il carcere fallisce". Ma certe ferite restano e il dolore di chi ha sofferto si fa sentire anche a molti anni di distanza da quegli anni di piombo in cui eversione, di destra e sinistra, hanno squassato l'Italia lasciando dietro di sé troppe vittime innocenti.