Anni di piombo, la ferita che non si chiude

Respinta dalla Francia la richiesta di estradizione degli ex terroristi, resta aperta la questione. Il giudice Guido Salvini: "Decisione offensiva"

Mialno -  Il più celebre dei latitanti che in Italia non torneranno è senz’altro Giorgio Pietrostefani, 78 anni, che per la giustizia è legato all’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Condannato in via definitiva come mandante di quel delitto, in Francia ha avuto residenza regolare e ha sempre lavorato, conducendo quella che il suo amico ed ex leader di Lotta Continua Adriano Sofri ha definito "la vita discreta di un vecchio uomo e nonno". Problemi di salute l’hanno portato però anche ad un trapianto di fegato. A Parigi ha incontrato Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso, ma di quel loro colloquio nulla è mai trapelato.

Quasi altrettanto noto è il nome di Luigi Bergamin, 73 anni, il terrorista veneto ex ideologo dei Pac (Proletari armati per il comunismo), condannato per concorso morale negli omicidi commessi da Cesare Battisti (lui estradato dal Sudamerica e tuttora detenuto) del maresciallo Antonio Santoro e dell’agente Andrea Campagna, avvenuti nel ‘78 e ‘79.

Non sarà riconsegnato all’Italia nemmeno Raffaele Ventura, 70 anni, ultima residenza Montreuil nella regione dell’Ile-de-France, condannato per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra in via De Amicis il 14 maggio del ’77, nella manifestazione dell’autonomia milanese finita nel sangue e con l’immagine di uno degli sparatori - passamontagna in testa, braccia tese a sorreggere la pistola e gambe piegate in mezzo alla strada - divenuta la foto simbolo degli anni di piombo.

Niente estradizione nemmeno per Narciso Manenti, 64 anni, ritenuto colpevole dell’omicidio a Bergamo, nel marzo 1979, dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, 50 anni, ucciso davanti al figlio 14enne in uno studio medico doveva Manenti aveva fatto irruzione con l’intento di sequestrare un medico che prestava servizio presso gli Istituti penitenziari di Bergamo.

Fra il tripudio delle dichiarazioni dei difensori di questi italiani scappati in Francia tanto tempo fa (e ora indubbiamente molto diversi da allora), e il rammarico se non lo sdegno dei legali dei familiari delle vittime e dei politici di quasi tutti i partiti per la decisione della corte francese, da registrare la posizione del giudice milanese Guido Salvini, che a lungo indagò su vicende di terrorismo di destra e di sinistra. "Decisione offensiva e senza rispetto per le vittime. Non dubito che tutti da molto tempo abbiano abbandonato le scelte passate - dice - ma non dimentichiamo che la giustizia italiana ha già dimostrato di essere perfettamente in grado di comprendere il distacco da queste scelte ed infatti tutti gli ormai ex terroristi che erano stati condannati negli anni ‘80- ‘90 hanno goduto di ampi benefici penitenziari e sono tornati in libertà. Un trattamento ragionevole da cui anche i fuggiaschi in Francia, anche per ragioni di età e di salute, non sarebbero stati certo esclusi".

 

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