Terroristi "graziati", ricorso possibile: ma soltanto con l’appoggio di Macron

La Procura generale transalpina ha cinque giorni per impugnare la mancata estradizione: "Una decisione politica"

Milano, 1 luglio 2022 -  Lo spiraglio giuridico c’è. La Procura generale parigina, se vuole, può impugnare la decisione della Corte che due giorni fa ha respinto la richiesta di estradizione dei dieci ex terroristi italiani, cinque dei quali legati a vicende avvenute in  Lombardia. I tempi per il ricorso però sono brevissimi, solo cinque giorni. E la decisione, fanno notare in Procura generale a Milano, sarà politica visto che in Francia le procure dipendono dal ministro della Giustizia.

«Spetta a noi nelle prossime ore valutare se è possibile un ricorso in Cassazione o, in ogni caso, se ci sono delle vie giurisdizionali che ci permettano di andare più lontano" ha detto ieri il presidente francese Emmanuel Macron. E il legale di Luigi Bergamin, ex Pac e complice di Cesare Battisti in due omicidi (uno a Milano) sembra quasi rassegnato: "La Procura generale di Parigi è alle dipendenze del Ministero della Giustizia e non so fino a che punto, quindi, potrà essere indipendente" ha detto all’agenzia Ansa l’avvocato Giovanni Ceola. Il difensore ritiene che la Procura generale possa essere portata a ricorrere, anche alla luce delle parole di Macron che ha ribadito il suo auspicio che gli ex terroristi siano "giudicati sul suolo italiano". "Quando dice “giudicati“ - chiarisce l’avvocato - si vede proprio che i francesi pensano che in Italia si possano rifare quei processi che erano già stati definiti ma con gli imputati contumaci, come accade in Francia, ma non in Italia". In realtà, se dovessero essere estradati, gli ex latitanti degli anni di piombo potrebbero solo chiedere i benefici previsti per tutti coloro che devono scontare una pena, vista anche l’età di molti di loro.

Nel gruppo di chi rischia di dover tornare in Italia ci sono nomi noti come quello di Giorgio Pietrostefani, 78 anni, condannato come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi avvenuto a Milano nel ’72. C’è Bergamin, ex ideologo dei Pac condannato anche per l’uccisione dell’agente della Digos Andrea Compagna nel ’78. E poi Sergio Tornaghi, condannato anche per concorso nell’omicidio del dirigente della Ercole Marelli di Sesto San Giovanni, Renato Briano. E Raffaele Ventura, tra i condannati per l’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra in via De Amicis a Milano nel ’77 e infine Narciso Manenti, ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, ucciso a Bergamo il 13 marzo del ‘79.

 

 

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