"Cari francesi, ridateci Manenti". La Procura di Bergamo in pressing per il terrorista

Sparò a un appuntato dei carabinieri. Rifugiato Oltralpe dal 1986, si è rifatto una vita. Condannato all’ergastolo e mai estradato

Narciso Manenti nel 1979 e l'appuntato Giuseppe Gurreri

Narciso Manenti nel 1979 e l'appuntato Giuseppe Gurreri

Bergamo -  Ferite che non si rimarginano. Conti che non si riesce a chiudere con un passato fatto di violenza e condanne rimaste sulla carta e che pure la giustizia non dimentica. Fra gli strascichi dolorosi degli anni di piombo, anche la storia bergamasca di Narciso Manenti, oggi 64 anni, condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri il 13 marzo 1979. Dopo il turno di servizio alla caserma di via Masone, il militare aveva portato il figlio dal dottore, Sandro Gualteroni, che aveva lo studio in Città Alta. Il medico, allora, era anche direttore sanitario del carcere. Era lui il bersaglio dei terroristi. Il 6 febbraio 1983 la Corte d’Assise di Bergamo condannò Manenti per il delitto.

Il 25 luglio dell’anno dopo, la Corte d’Assise d’appello giudicò inammissibile il ricorso della difesa. Sei giorni dopo, la sentenza diventò definitiva. Per eseguirla, bisognava trovare il condannato. Manenti, però, nel frattempo era fuggito in Francia, dove si trova ormai dal 1986. Ultima residenza conosciuta: Chalette Sur Loing, nella Loira. Oltralpe Manenti vive da uomo libero, in un paese del sud, si è sposato, si è rifatto una vita, ha famiglia e un lavoro come giardiniere. Nel 1987 la Francia negò l’estradizione, fedele alla linea della cosiddetta dottrina Mitterrand, dal nome del presidente della repubblica di allora, che garantì asilo a chi fra i terroristi italiani espatriati prometteva di non continuare.

Nonostante siano passati oltre quarant’anni, la procura di Bergamo non si è mai dimenticata di Manenti. Che questo sia un conto aperto con la giustizia lo dimostra il fatto che il procuratore Antonio Chiappani abbia chiesto informazioni sulla pratica che riguarda proprio Manenti. Una richiesta per capire quali sono i margini di azione, in un momento in cui anche il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, torna a interessarsi della vicenda dei terroristi in fuga. E ora arriva l’ulteriore dimostrazione da parte della magistratura bergamasca di non voler lasciare nulla di intentato. Un fascicolo, quello che riguarda Manenti (e altri terroristi che si trovano all’estero, non solo in Francia) su cui sta lavorando da tempo a Roma una commissione speciale composta oltre che dalle forze dell’ordine, Interpol, da magistrati che si interfacciano con i colleghi d’Oltralpe. L’interessamento del procuratore Chiappani è una linea di congiunzione con il lavoro dell’ufficio esecuzioni coordinato da Walter Mapelli che aveva ripreso il caso. Manenti. Il 17 maggio 2017, il pm Gianluigi Dettori aveva firmato la richiesta di arresto europeo, e l’Interpol aveva chiesto altra documentazione. Ora siamo a 42 anni da quell’omicidio, che racconta quanto profonda fosse la presenza di gruppi armati anche a Bergamo, dove agivano tra gli altri, i Nuclei armati del contropotere territoriale.

La sera dell’omicidio, l’appuntato Gurrieri aveva portato il figlio, di un bambino di 10 anni, Mauro, dal dottore. Nell’ambulatorio piombarono due uomini armati di pistola. L’appuntato era disarmato e cercò di bloccare uno dei due uomini, che i nvece aveva una pistola e sparò cinque colpi calibro 7.65. Tre lo uccisero sotto gli occhi del figlio. Nel novembre del 1979 a Gurrieri venne conferita la medaglia d’argento al valor militare "alla memoria" e nel 2010 fu riconosciuto vittima del terrorismo.