MARIA GRAZIA LEPORATI
Cronaca

Quell’universo di plastica che avvelena le specie. Le conseguenze invisibili che ci toccano da vicino

Dalla versatilità al rischio ambientale e sanitario: è urgente ripensare il nostro approccio.

La plastica è ovunque: leggera, resistente, economica e incredibilmente utile. Viene impiegata in settori che spaziano dall’industria alimentare alla medicina, dalla tecnologia all’abbigliamento. Ma dietro la sua praticità si nasconde un lato oscuro, fatto di danni ambientali e rischi per la salute umana.

Uno dei problemi più gravi è l’inquinamento marino, causato in gran parte da rifiuti di origine terrestre che finiscono in mare. Le conseguenze si vedono ogni giorno: spiagge invase da rifiuti, acque contaminate e fauna in pericolo.

Pesci, tartarughe, uccelli e mammiferi marini spesso scambiano i frammenti di plastica per cibo, ingerendoli. Questo può provocare blocchi intestinali, avvelenamento e una falsa sensazione di sazietà che porta lentamente alla morte.

La plastica, inoltre, si decompone molto lentamente. Resiste per decenni o secoli, frammentandosi in microplastiche che entrano nella catena alimentare. Così, ciò che finisce nello stomaco di un pesce può arrivare anche sulle nostre tavole.

A ciò si aggiunge l’impatto climatico: la plastica deriva dal petrolio e dal gas naturale, e la sua produzione rilascia gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico.

Ridurre l’uso della plastica è oggi una scelta urgente, non solo per l’ambiente ma anche per la nostra salute.