
Uno dei bivacchi usati dagli spacciatori nei boschi di Castiglione Olona
Varese, 25 giugno 2025 – Sono stati condannati rispettivamente a 10 anni e 8 mesi e 8 anni e 8 mesi i due carabinieri accusati di tentato omicidio, sequestro di persona, porto abusivo di arma e rapina aggravata ai danni di un pusher di 37 anni trovato accoltellato e in fin di vita a Castiglione Olona nella notte tra il 5 e il 6 luglio del 2024. La sentenza è stata pronunciata oggi dal giudice delle udienze preliminari del tribunale di Varese Niccolò Bernardi.

Le richieste del pm
Per i due militari, uno in servizio alla compagnia di Luino, l'altro alla stazione di Malnate all'epoca dei fatti, i pubblici ministeri Lorenzo Dalla Palma e Marialina Contaldo avevano chiesto condanne a 11 anni e 9 anni e 6 mesi. Le motivazioni della sentenza saranno depositate in 90 giorni ed è molto probabile il ricorso in appello delle difese.
Patteggiamento per rapina
Un terzo militare, accusato di un solo episodio di rapina nei confronti dello spacciatore, ha patteggiato a 4 anni e 6 mesi. Ha patteggiato una condanna a 3 anni e 8 mesi, invece, il pusher accoltellato a sua volta a processo nella doppia veste di parte offesa, per l'aggressione ricevuta, e di imputato con l'accusa di spaccio. Secondo l'accusa, il gruppo dei carabinieri condannati rapinavano i pusher nei boschi del Varesotto della zona invece di reprimere il giro di droga. Rinviata a giudizio, con udienza fissata il 6 novembre, la donna che ebbe contatti con la famiglia del pusher nel tentativo di dare una mano e accusata di favoreggiamento.
Cos’è successo quella notte
Poco meno di un anno fa, il fatto di sangue. Intorno a mezzanotte, un pusher di origini maghrebine viene trovato agonizzante e in una pozza di sangue nei boschi dello spaccio di Castiglione Olona. L’indagine subito avviata dalla Procura di Varese sgombra il campo da quella che era l’ipotesi iniziale, ovvero l’ennesimo accoltellamento-regolamento di conti fra pusher. Autori del tentato omicidio, sarebbero al contrario due militari dell’Arma fuori servizio. Che, come sarà in seguito appurato, agivano in autonomia, e quando appunto non erano operativi, per cercare di debellare con “metodi” evidentemente fuorilegge e ricorrendo alle armi il fiorente business dello spaccio di stupefacenti.
Indagine aperta
Quella notte il giovane pusher finisce in prognosi riservata dopo essere stato rinvenuto agonizzante in un lago di sangue al margine dell’area boschiva, in via Rosselli: è clandestino, senza un nome e senza documenti. I due militari sono invece sospesi dal servizio e indagati dalla Procura. Quando è in grado di rispondere alle domande dei magistrati, dopo aver subito due interventi chirurgici, lo spacciatore accusa i due militari di averlo “taglieggiato”. E sempre a detta del pusher, ci sarebbero almeno altri due episodi contestati in capo ai carabinieri infedeli, nei suoi confronti, di rapina e sequestro di persona.