Continuano le indagini sul tentato omicidio di un marocchino di 36 anni, vittima dell’accoltellamento avvenuto il 6 luglio scorso a Castiglione Olona, in una zona di spaccio. I carabinieri procedono nell’attività investigativa per fare piena luce su una vicenda che sta rivelando aspetti sempre più sconcertanti proprio per il coinvolgimento di tre militari dell’Arma già sospesi dal servizio. Militari infedeli, che gettano un’ombra sull’immagine dell’Arma.
Uno scenario inquietante si sta delineando con le indagini che hanno portato l’altro giorno all’ arresto di un terzo carabiniere che, secondo quanto comunicato dalla Procura di Varese "avrebbe partecipato, insieme agli altri due colleghi – tutti liberi dal servizio e senza alcun ordine di impiego – ad una rapina in danno di uno spacciatore straniero, avvenuta in periodo antecedente al 6 luglio scorso nei boschi di questa Provincia".
I primi due arrestati, un brigadiere e un appuntato, accusati oltre che di tentato omicidio anche di rapina, sequestro di persona e porto abusivo di arma, si sono difesi sostenendo di essere stati aggrediti. Ma dalla versione dei fatti del marocchino, nei cui confronti la Procura ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto in ordine ai reati di detenzione e spaccio di stupefacenti e di detenzione illegale di arma, sarebbe emerso invece che i due carabinieri lo avrebbero taglieggiato. E non in una sola circostanza.
Con l’arresto del terzo militare, estraneo al tentato omicidio del 6 luglio ma complice dei colleghi in carcere di una rapina a danno di uno spacciatore, il cerchio si è allargato e c’è ancora lavoro per gli inquirenti. Le indagini non sono concluse, gli investigatori mantengono il massimo riserbo e non è da escludere che possano essere individuati altri complici nel presunto racket che taglieggiava gli spacciatori. Tre uomini dell’Arma sono in carcere con accuse pesanti, ma come ha subito dichiarato la Procura di Varese dopo i primi due arresti," Quanto accaduto non inficia l’ottimo lavoro svolto dall’Arma nel contenimento del fenomeno dello spaccio nei boschi e l’incessante lavoro sviluppato dai Carabinieri e dagli Squadroni Cacciatori impiegati da oltre un anno nella Provincia di Varese".