
Erika Ferini Strambi e l'auto trovata in un campo a Pantigliate, nel Milanese
Milano, 22 luglio 2025 – Sono serviti cinque giorni di attesa, ma alla fine la Procura ha disposto l’autopsia sul corpo di Erika Ferini Strambi.
Ieri il pm Francesco De Tommasi, che ha ereditato il fascicolo inizialmente assegnato alla collega Maria Letizia Mocciaro (che ha acquisito la denuncia di scomparsa presentata il 7 luglio dal padre della donna) e che ha già effettuato un sopralluogo insieme ai carabinieri il giorno del ritrovamento (mercoledì 16), ha dato mandato al medico legale di analizzare il cadavere della cinquantatreenne, che viveva in piazza Cuoco e lavorava nell’area risorse umane di Luxottica.
Mai come in questa occasione, l’esame sarà decisivo per capire quando e soprattutto come è morta la donna, anche perché l’avanzato stato di decomposizione ha impedito qualsiasi valutazione immediata durante la prima ispezione di mercoledì scorso. La convinzione dei militari della Compagnia Monforte è che Erika sia deceduta subito dopo la scomparsa, avvenuta nella notte tra il 5 e il 6 luglio. Poco prima dell’una, la cinquantatreenne, che si muoveva con un paio di stampelle e guidava una macchina con abitacolo e pedali adattati alle minute caratteristiche fisiche, è andata via dal ristorante inGordo di Segrate, dove aveva trascorso la serata per cantare al karaoke.
Poco dopo, le telecamere di due varchi contatarghe nella zona di Peschiera Borromeo hanno censito il passaggio della sua Mini Cooper: in entrambi i casi, la donna era da sola in macchina. L’ipotesi degli investigatori è che in un secondo momento la donna abbia incontrato qualcuno, raggiungendo con lui le campagne di Pantigliate, a due passi da una pensione per cani.
Cos’è successo lì? È probabile che i due si siano appartati nel luogo in cui la donna è stata ritrovata una decina di giorni dopo: Erika aveva addosso i vestiti, ma gli slip era accanto al cadavere; una scarpa era ancora agganciata a un piede, mentre l’altra è stata recuperata a pochissima distanza dal corpo. L’auto, con gli sportelli chiusi e la chiave inserita nel cruscotto, era a duecento metri, in un fosso: non è escluso che qualcuno l’abbia abbandonata di proposito, come a simulare un incidente mai avvenuto, o che abbia compiuto una manovra errata; l’alternativa dell’incidente è rimasta sullo sfondo sin dalle prime ore, considerato che la cinquantatreenne non ha usato il telefono per chiedere aiuto.
In entrambi i punti, partiranno nelle prossime ore le operazioni di falciatura delle piante di mais, a caccia di due oggetti mancati: la borsa di tela e il cellulare privato di Erika, agganciato alla cella più vicina fino alla mattina del 7. Quello aziendale, invece, è stato sequestrato insieme al pc nel suo appartamento: i dispositivi elettronici verranno ora passati al setaccio, nella speranza che restituiscano qualche pista da battere per rintracciare eventuali frequentazioni sconosciute della cinquantatreenne.