Pur di recuperare le sue pecore, disperse da alcuni giorni sulla montagna, sta facendo di tutto Stefano Villani, anche noleggiare un elicottero per battere palmo a palmo il Cavalcorto, più piccolo rispetto al Badile, il Disgrazia, il Cengalo e le altre montagne leggendarie del Masino-Bregaglia, ma non per questo meno impervio con i suoi 2.768 metri di quota. "Farei di tutto per salvarle, le conosco tutte una per una, non si tratta solo di una questione economica, non è solo lavoro, sono la mia vita - spiega Stefano, 34 anni, che solo pochi giorni fa era stato premiato con l’Oscar Green di Coldiretti per il suo impegno nella salvaguardia delle razze autoctone -. Purtroppo si sono perse 120 pecore, qualcosa deve averle spaventate e per questo sono scappate dall’alpe Porcellizzo, dove sono rimaste tutta l’estate, fino al Cavalcorto".
A spingere in fuga le pecore potrebbe essere stato un lupo, Stefano ha trovato nei giorni scorsi cinque esemplari sbranati e anche dello sterco che potrebbe appartenere al grande predatore. "Non so cosa può averle spaventate in questa maniera. Per tutta estate sono state tranquille al pascolo, andavo a trovarle ogni giorno per portare loro il pane e il sale, il lupo potrebbe essere una spiegazione o anche qualche cane selvatico, di certo c’è un predatore ma in questo momento ho dei problemi più urgenti: vorrei trovare le pecore che sono scomparse".
Di centoventi pecore che sono fuggite una ventina sono sicuramente morte, precipitate in un dirupo: le loro carcasse sono visibili sul fondo, ma non sono ammucchiate l’una sull’altra. "Sono distanziate di alcuni metri, come se si fossero lanciate nel vuoto per sfuggire a un predatore. Adesso però mi voglio concentrare su quelle che sono ancora vive. Purtroppo in questa zona è difficile individuarle". La montagna è impervia e i pochi prati sono a strapiombo, circondati dalle rocce, difficile recuperarle anche per una guida alpina esperta come Gianluca Maspes, anche lui impegnato alla ricerca della pecore disperse prima in ausilio dei vigili del fuoco, che sono saliti fin quassù già la scorsa settimana per due volte con l’elicottero, poi con Stefano.
"Purtroppo le pecore non sono riunite in un unico gregge, ma si sono divise, individuarle è estremamente difficile perché si spostano e perché dall’altro si confondono con le pietre bianche di cui questa vallata è piena. Le operazioni di recupero sono particolarmente complesse perché non si può procedere imbragandole una a una come si farebbe con un essere umano in difficoltà. Occorre scendere legati alle corde e poi si deve cercare di spingere gli animali a tornare da dove sono venuti. Purtroppo è molto difficile perché le pecore hanno meno confidenza delle capre con l’ambiente alpino, poi perché basta che una devi mentre percorre il sentiero per perdere subito qualche esemplare".
Insomma un lavoro lento e pericoloso e purtroppo il tempo stringe: finora sono stati recuperati 17 esemplari, ma mancano all’appello una novantina di capi che sono letteralmente spariti. Per il pastore Stefano ha deciso di affittare un elicottero per sorvolare palmo a palmo la montagna. "Voliamo rasente alle rocce e si può dire che vediamo anche i funghi, ma all’appello mancano novanta capi. Non so davvero dopo possono essere finiti. Sono molto preoccupato, anche gli esemplari che abbiamo recuperato erano allo stremo: non c’è erba e non c’è acqua, non so per quanto tempo ancora potranno sopravvivere".