
Yolande Loggia 87 anni con l’album delle fotografie. L’artista di strada è tornata a Pavia per cercare chi 27 anni fa la accolse sotto un tetto
CERTOSA DI PAVIA (Pavia) – Una bicicletta con borse porta oggetti rosa, una marea di riccioli biondi che incorniciano il viso e una fotografia stretta in mano. Yolande Loggia, 87 anni che non dimostra, da un paesino nel Nord della Francia vicino al Belgio è arrivata a Pavia in auto sulla quale ha caricato la sua bici con un unico obiettivo: incontrare chi 27 anni fa le ha teso una mano. La donna, artista itinerante, infatti, conosceva la Certosa, ci era arrivata nel 1998 in un giorno di pioggia torrenziale.
“Ho bussato alla porta della Certosa – ha raccontato – stanca e zuppa d’acqua perché pioveva forte e io ero in bicicletta. Volevo da bere. Avevo un fornelletto a gas, mi sarei potuta cucinare qualcosa e asciugami, ma dal monumento mi hanno lasciata fuori dicendomi che a 5 chilometri avrei trovato un prete. In quel momento per me sarebbe stato impossibile percorrere 5 chilometri, non me la sentivo. Qualcuno poi mi ha parlato della polisportiva che è nei pressi del monumento e loro mi hanno aiutata dandomi da mangiare e permettendomi di dormire per terra, non chiedevo altro”.
Quell’incontro del tutto improvvisato è stato immortalato in una fotografia e ora Yolande vorrebbe riabbracciare quelle persone che non ha mai dimenticato. Grazie al titolare del Bar Sport, uno dei protagonisti, Claudio Zambelli, è già stato rintracciato, mentre gli altri, più avanti con gli anni, saranno contattati dal sindaco Marcello Infurna il quale cercherà di organizzare la rimpatriata. “Fino a domenica mi fermo in un b&b di Pavia – ha aggiunto Yolande –, mi piace moltissimo la città, sono contenta di poterla visitare”.
Da anni l’anziana gira l’Italia sulle due ruote. Ha cominciato nel momento in cui è rimasta da sola a causa della morte del marito. “Mi sono sposata a 20 anni e mio marito mi ha lasciata quando ne avevo 28. Aspettavo un figlio e lui se n’è andato. Sono rimasta sola per dieci anni, poi ho incontrato un famoso maestro di pittura. All’epoca non ero una pittrice, lavoravo come segretaria in un grande studio medico. Gli ho promesso che, se avessimo venduto dei quadri, avrei lasciato il lavoro. Non sapevo di essere un’artista, eppure mio marito lo aveva capito. Siamo andati in Borgogna, dove c’è del buon vino e ci spostavamo con una roulotte. Eravamo felicissimi”.
Ma 36 anni fa, quando il marito è morto, Yolande si è vista perduta. “Ho comprato casa in campagna e incominciato a girare per fare mostre. Posso dire con orgoglio d’aver sempre vissuto della mia arte. Non ci credevo affatto, ma quando non ho avuto più nessuno, mi è rimasta solo la mia arte”.