
I disordini nel penitenziario di Torre del Gallo erano scoppiati l’8 marzo 2020 in piena emergenza Covid
Pavia, 19 settembre 2025 – L’accusa ieri ha chiesto l’assoluzione per tredici imputati e la condanna per tutti gli altri, accusati a vario titolo di devastazione e, qualcuno, di resistenza a pubblico ufficiale: volge così verso la conclusione il processo per la rivolta in carcere a Torre del Gallo dell’8 marzo 2020. Il dibattimento si sta svolgendo di fronte al Collegio del tribunale di Pavia composto dal presidente Fabio Lambertucci e dai giudici Valentina Nevoso e Vincenzo Giordano e si tiene, dato il grande numero di persone coinvolte e presenti, nell’aula dell’Annunciata in piazza Petrarca. Proprio per garantire il corretto e ordinato svolgimento dell’udienza, ieri la piazza è stata oggetto di divieti di sosta e di transito per limitare il traffico.
Cinque anni dopo
Ieri la pm Chiara Giuiusa ha chiesto che tredici dei 68 imputati vengano assolti per insufficienza di prove. Per gli altri, ha chiesto cinque anni e quattro mesi di reclusione per chi non ha recidiva, otto anni per chi l’ha e dieci anni e otto mesi in continuazione per gli imputati cui era contestato anche il reato di resistenza a pubblico ufficiale. La rivolta si era contestualizzata nelle prime settimane di emergenza per la pandemia di Covid: i disordini nelle carceri in diverse parti di Italia erano divampati per protesta contro le restrizioni imposte per contenere il dilagare del contagio, le misure ad esempio avevano riguardato le regole per le visite.

Danni per migliaia di euro
A Torre del Gallo, secondo una stima emersa nel corso del procedimento giudiziario, erano stati causati danni per circa 490mila euro. In particolare, secondo la ricostruzione dell’accaduto operata dagli investigatori, nella casa circondariale pavese erano stati appiccati incendi, diversi locali tra cui l’infermeria avevano subito danni importanti, così come gli arredi interni. Inoltre, un gruppo di persone allora detenute era salito sul tetto, per l’accusa in forma di protesta, per alcuni accusati invece per sfuggire al fumo.
Dopo l’accaduto erano scattate le indagini che, inizialmente, avevano coinvolto 98 persone. In seguito però alcuni soggetti sono risultati irreperibili, qualcuno era stato prosciolto in udienza preliminare, altri hanno scelto il rito abbreviato venendo alcuni condannati e altri assolti, tutte posizioni che hanno quindi portato a diversi iter giudiziari e differenti conclusioni.
Il Gup aveva rinviato a giudizio quindi 68 imputati che avevano invece optato per il rito ordinario. Per loro, secondo il calendario delle udienze, il processo di primo grado potrebbe concludersi prima di Natale. Si torna intanto in aula il 7 novembre per le arringhe difensive.