
Gwyneth Paltrow in una scena di Sliding Doors
La vita? Alla fine è tutta una questione di Sliding Doors, per ricordare il celebre film con Gwyneth Paltrow (1998) dove vita e vicissitudini della protagonista Helen cambiano radicalmente prospettiva a seconda che riesca a salire su “quella” metro che sta per partire – le porte in stazione stanno per chiudersi ma lei corre e riesce a entrarci per un soffio – oppure no, non ci riesce: e allora le porte si chiudono, il treno se ne va ed Helen resta sulla banchina ad aspettare il successivo, con tutta una serie di conseguenze, incontri, incroci e occasioni perse o colte che ne deriveranno.
Quanto i nostri percorsi siano invisibilmente determinati da una porta che si apre o si chiude davanti ai nostri nasi – di una metro, di un ascensore, di un ufficio – l’ha imparato anche la giovane borseggiatrice cilena, che alla fermata della Centrale (terreno di caccia prediletto) ha scelto la sliding door sbagliata dopo aver sfilato il portafogli al solito turista, scendendo fulminea dal convoglio quando le porte stavano per chiudersi e imbattendosi negli agenti della polizia locale che l’hanno bloccata, invece di aspettare e scendere alla fermata successiva dove non le sarebbe successo nulla.
Ammettiamolo una volta per tutte: usare i mezzi pubblici a Milano, essere scippati o aggrediti, e tutto per una sliding door, per essere scesi per sbaglio alla stazione che non era la nostra, per aver perso il convoglio e aver dovuto aspettare quello successivo, per aver deciso di tornare a casa in tram a mezzanotte per risparmiare 30 euro di taxi, alla fine è una lezione di vita, è filosofia. Noi “impariamo” qualcosa, e anche la borseggiatrice riconoscente ne ricava una morale, dopo aver sfilato carte di credito, bancomat e soldi e aver gettato in un cestino il portafogli.