
Sopra la villetta della famiglia Poggi nel 2007 A fianco la villetta oggi
Garlasco (Pavia) – C’è fastidio. E c’è anche assuefazione. Ma un pensiero comune: la vicinanza alla famiglia Poggi. Sul cielo di Garlasco si rincorrono nubi nere e raggi di sole, una sorta di metafora dei pensieri che da sempre dividono i cittadini di quella che un tempo, con i suoi locali, è stata la Las Vegas della Lomellina. A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi non è ancora calato definitivamente il sipario su uno dei casi che più hanno appassionato il Paese e sconvolto questa realtà. “Come primo cittadino – è la premessa del sindaco Simone Molinari – come rappresentante dell’amministrazione e di questa città voglio esprimere la vicinanza alla famiglia Poggi, cui ho reso visita. Siamo loro vicini perché, pur nel rispetto della giustizia che auspichiamo chiarisca ogni dubbio, non riescono a trovare la tranquillità di cui avrebbero bisogno dopo la tragedia che hanno vissuto. Un ferita del genere non si rimarginerà mai, ma in questi momenti è come se si riaprisse”.

E tra i residenti serpeggia una certa inquietudine. “C’è forse delusione anche nei confronti della legge – aggiunge Molinari – che dopo 18 anni non ha ancora messo punti definitivi sulla vicenda. Poi, c’è quella curiosità che non è interesse per come i fatti sono realmente avvenuti ma che ha più i connotati di un gossip, che non può che essere fastidioso”.
Enzo Spialtini, che di Garlasco è stato sindaco proprio nei giorni caotici dell’estate del 2007 quando Garlasco per settimane fu letteralmente presa d’assalto, preferisce invece il silenzio. “Mi dispiace – si limita a dire – ma in questo momento preferisco non rilasciare dichiarazioni”. Andrea Sempio, amico di Marco, il fratello di Chiara Poggi, ora indagato per il suo omicidio, non vive più nella cittadina lomellina.

“Ma di lui si parla ovunque – commenta un garlaschese –. Questa mattina tra i miei colleghi è stato l’unico argomento di discussione. Alcuni, più o meno suoi coetanei, lo ricordano come un ragazzo taciturno, molto riservato. Come del resto Chiara Poggi e Alberto Stasi, che non si vedevano spesso in giro e non avevano molte frequentazioni. Cosa si dice? Di tutto. Anche che una esposizione mediatica di questo genere, senza ancora riscontri concreti, almeno per quello che è dato a sapere, può rovinare la vita”.

Don Mauro Bertoglio all’epoca dei fatti non era a Garlasco, della quale ora è parroco. “Non ho raccolto grandi impressioni su questa ultima vicenda – dice – probabilmente perché in qualche modo c’è un po’ di assuefazione che finisce per far dimenticare il dolore delle famiglie coinvolte. I Poggi prima di tutti, per la tragedia che hanno vissuto, una prova che non potrà mai essere dimenticata; ma anche quella di Alberto Stasi e di Andrea Sempio. Ma c’è da ragionare anche su una giustizia che non riesce a dare una risposta definitiva dopo così tanto tempo. Gli interrogativi sono molti: se dopo così tanti anni ci sono ancora zone d’ombra quanto potremmo credere alle nuove verità che, una volta ancora potrebbero mutare. C’è poi un aspetto etico che non di poco conto: se dovessero emergere degli errori – conclude don Bertoglio – chi pagherà per questi sbagli? È come se fossimo davanti a una vera e propria telenovela che periodicamente ritorna ma non riesce a chiudersi in modo definitivo”.