
Da sinistra Stasi, la madre e Rita Poggi nel 2007
GARLASCO (Pavia) – Signora, come si sente dopo tutti questi anni? Elisabetta Ligabò, la madre di Alberto Stasi, è nella sua casa di Garlasco. “Sicuramente provata dopo tutto quello che è successo. Però ora c’è una nuova speranza. Me lo auguro soprattutto per rendere giustizia a Chiara”. Ha sentito suo figlio? “Sono cose private nostre. Preferisco non parlarne”. Lei ha sempre avuto fiducia che fosse possibile arrivare alla verità? “Mah, visto come sono andate le cose, non molto”. Pensa che questa possa essere la svolta? “Me lo auguro vivamente. Io ci credo. Me lo auguro vivamente soprattutto per Chiara. Con tutto il cuore”.
L’altra mamma di Garlasco. Rita Preda, il marito Giuseppe Poggi, Chiara, la figlia che è stata strappata. “Abbiamo cercato – si limita a dire Rita ai giornalisti che assediano la villetta di via Pascoli – di ritrovare una sorta di tranquillità, anche se il termine non è esatto. Ora siamo ripiombati nel nostro calvario”. Più tardi aggiunge: “È una notizia che ci ha sconvolto. Andrea Sempio? Alberto Stasi? Per me valgono le sentenze, ce ne sono state tante”. In mattinata Alberto Stasi parla brevemente con l’avvocato Giada Bocellari, che lo assiste insieme con Antonio De Rensis. Stasi, dice il legale, ha “fiducia che sia fatta piena luce, fiducia nella verità e nella giustizia soprattutto per Chiara”.
“Alberto è molto razionale, ormai ha praticamente scontato la sua pena ed è fiducioso, però, che sia fatta giustizia, perché lui si è sempre dichiarato estraneo”. “Arrivati a questo punto, essendo ormai vicini al fine pena, abbiamo intenzione di attendere gli sviluppi dell’indagine e soprattutto di vedere prima gli atti della Procura di Pavia, che sono ad oggi coperti da segreto istruttorio. Poi naturalmente agiremo”.
Una volta che sarà depositata la consulenza dei pm, anche alla luce dei prelievi genetici previsti per domani su Sempio, “chiaramente prima o poi faremo l’istanza di revisione”. “Già nel 2014 era stata fatta una consulenza sul materiale biologico rinvenuti sulle unghie di Chiara Poggi. Però all’epoca era staro detto che era degradato”.
È un botta e risposta tra avvocati. “È il settimo tentativo di far cadere un giudicato ed è davvero raro, straordinario”, commenta Gian Luigi Tizzoni, da sempre avvocato di parte civile della famiglia Poggi. “Dopo che la sentenza è passata in giudicato, della vicenda si sono occupati in totale una quarantina di magistrati e tutti hanno sostenuto la piena responsabilità di Stasi. Attendiamo gli esiti di questa ulteriore inchiesta”. Tizzoni ha consegnato in Procura a Pavia la richiesta di poter depositare la nomina per la parte offesa.