
Francesco Ancona, trovato morto a 48 anni
MORTARA (Pavia) – Si tinge ancora più di giallo il ‘cold case’ che la Procura di Pavia ha deciso di riaprire sul presunto omicidio, avvenuto all’inizio del 1987, di un operaio edile di origine siciliana residente a Mortara. Francesco Ancona, 48 anni, era stato trovato l’11 febbraio di quell’anno sul ciglio della Provinciale 57 che collega il centro lomellino ad Olevano, in territorio di Ceretto Lomellina, morto dopo essere stato investito da un mezzo pesante che non è mai stato rintracciato. Il caso era stato rubricato come suicidio, sembra che l’uomo avesse problemi di salute, e affidato agli archivi. Dai quali è stato però ripescato di recente dagli inquirenti e che ha portato a indagare la vedova, oggi 75enne e residente a Castellammare del Golfo (Trapani), e un settantenne di origine calabrese ma residente a Vigevano, che sarebbe stato nell’ipotesi investigativa il sicario.
Non solo. Dalle carte emerge che lo scorso anno la donna era stata imputata del reato di tentato omicidio in concorso con una seconda persona, un cinquantatreenne di Alcamo (Trapani) al quale avrebbe promesso 8mila euro, per aver cercato di far assassinare il figlio di 52 anni, disoccupato, con il quale la convivenza era diventata impossibile. La vicenda era emersa perché la prima persona che la donna avrebbe contattato per il “lavoro” aveva informato la polizia che aveva iniziato le indagini.
La donna, che è invalida, e il coimputato sono stati però assolti lo scorso ottobre dal Gup di Trapani, nel processo con rito abbreviato, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero. La difesa ha sempre sostenuto la tesi che non c’era stata nessuna azione finalizzata a compiere l’omicidio e che anche dalle intercettazioni telefoniche non sono emerse condotte tendenti a concretizzare il reato. Per entrambi, era il luglio dello scorso anno, è stata però applicata la misura della libertà vigilata per un anno.
Un episodio finito con un’assoluzione ma che, non di meno, getta una luce sinistra sull’episodio avvenuto in Lomellina 38 anni fa. Per gli inquirenti che hanno riaperto le indagini, sembra da una costola di una diversa indagine che ha coinvolto il presunto sicario, la donna sarebbe stata la mandante di quello che in realtà sarebbe stato l’omicidio del marito il quale, secondo le accuse che sono state formulate, sarebbe stato dapprima avvelenato, poi percosso e infine gettato sotto a un mezzo pesante con l’intento di simulare l’azione di un autista-pirata. Era stata la moglie stessa a denunciare la scomparsa del coniuge poi ritrovato senza vita lungo la Provinciale.
Giovedì la salma di Francesco Ancona, tumulata nel cimitero di Castellammare del Golfo, è stata riesumata per ordine della Procura di Pavia per essere sottoposta a una nuova perizia necroscopica che avrà l’obiettivo di accertare le esatte cause del decesso. Per effettuarle sono stati nominati dei consulenti tecnici, un medico legale, un tossicologo forense ed un’antropologa forense. Nessuno dei tre figli della coppia risulta invece parte offensa contro la madre.