STEFANIA TOTARO
Cronaca

Treno fantasma deragliato a Carnate. Il processo slitta su un binario morto

Bisognerà attendere metà novembre, dopo due rinvii consecutivi pari a 16 mesi, per fare partire il processo sul treno...

Il processo ripartirà a metà novembre

Il processo ripartirà a metà novembre

Monza, 30 giugno 2025 – Bisognerà attendere metà novembre, dopo due rinvii consecutivi pari a 16 mesi, per fare partire il processo sul treno fatto deragliare a Carnate ben 5 anni orsono e che invece continua la sua corsa sui binari della prescrizione.

Rinviato la prima volta di 9 mesi per lo sciopero degli avvocati, poi ha subito un nuovo slittamento di altri 7 mesi il dibattimento al Tribunale di Monza che vede imputati di disastro colposo e lesioni personali colpose il capotreno, il macchinista e due addetti alla manutenzione, mentre due dirigenti sono imputati di tentato depistaggio e frode in processo penale. Motivo: il collegio giudicante davanti al quale il procedimento penale era stato chiamato è destinato a cambiare perché dopo l’estate uno dei tre componenti lascerà Monza, quindi per entrare nel vivo delle prime testimonianze è stato deciso il rinvio. Ma ad autunno inoltrato.

Ormai sono trascorsi quasi 5 anni da quel 19 agosto 2020 quando il convoglio Trenord 10767, proveniente da Milano Porta Garibaldi e diretto a Paderno Robbiate, soprannominato dopo i fatti il “treno fantasma“, giunto a fine corsa alla stazione si era rimesso in moto da solo perché gli addetti erano andati al bar a bere il caffè. Fortunatamente c’era stato un solo ferito lieve, un marocchino 50enne che si era addormentato sul treno e aveva subito ferite per 40 giorni di prognosi. Il passeggero si era costituito parte civile, ma poi è deceduto per altre cause ed è stato necessario rintracciare gli eredi, che hanno già ottenuto un risarcimento dei danni al posto del parente defunto e quindi sono usciti dalla scena del processo. Questo è stato solo uno dei motivi per cui il procedimento penale tarda ad arrivare a conclusione. Altri rinvii li ha causati prima il fatto che il pool di esperti in disastri ferroviari scelto dalla Procura per la perizia tecnica sul deragliamento è praticamente l’unico che opera sul territorio nazionale ed era impegnato su più fronti giudiziari e costretto quindi a chiedere più di una proroga, poi sono arrivati i disagi causati dalla pandemia da Covid.

Secondo la pubblica accusa, il treno "veniva lasciato incustodito senza inserimento di freno di stazionamento e, per un’anomalia il convoglio, privo di personale di bordo, riprendeva autonomamente la sua corsa". Un malfunzionamento "non riscontrato"dalla squadra di manutenzione. Poi durante le indagini alcuni dirigenti Trenord "avrebbero tentato di far rimuovere dal relitto" i pezzi sospetti. Accuse negate dagli imputati, pronti a dimostrarlo in aula.